L’inclusione lavorativa e sociale delle persone di più difficile occupabilità nel mondo delle imprese profit trova nel superamento della dicotomia tra lavoro e non lavoro, offerta dal concetto e dalla prassi della operosità produttiva, una possibilità da esperire, posta in essere soprattutto dalle organizzazioni del terzo settore (associazioni, cooperative sociali, fondazioni). Gli autori riportano i dati principali di una ricerca partecipata svolta con cinque organizzazioni agenti nel territorio della Città Metropolitana di Bologna, relativi alle percezioni di soddisfazione soggettiva da parte delle persone con disabilità, di qualità relazionale dei contesti e di efficacia coevolutiva utili per impostare e migliorare i progetti inclusivi. Alla luce di tali dati, si evidenzia come gli ambiti di operosità produttiva, organizzati dalle cooperative sociali di inclusione lavorativa e caratterizzati da un’attenta cura relazionale, possano risultare in grado di valorizzare ogni apporto individuale verso significativi riconoscimenti di ruolo sociale, quando, in collaborazione con altri attori (sia pubblici che privati), promuovono molteplici produzioni di filiera, a valore d’uso e/o di scambio.