Chi siamo.

Marino Livolsi

Chi siamo.

La difficile identità nazionale degli italiani

Gli italiani non hanno una identità nazionale: qualcosa che ne faccia una comunità accettata e in cui riconoscersi. Forse non sono mai stati neppure un popolo con valori e mete condivise. Eppure proprio quando il Paese sembrerebbe “finito”, si stanno avvertendo i segni di un possibile cambiamento…

Edizione a stampa

26,50

Pagine: 224

ISBN: 9788856837049

Edizione: 1a edizione 2011

Codice editore: 1420.1.124

Disponibilità: Discreta

Pagine: 224

ISBN: 9788856843415

Edizione:1a edizione 2011

Codice editore: 1420.1.124

Possibilità di stampa: No

Possibilità di copia: No

Possibilità di annotazione:

Formato: PDF con DRM per Digital Editions

Informazioni sugli e-book

Gli italiani non hanno (e non hanno mai avuto) una identità nazionale: qualcosa che ne faccia una comunità accettata e in cui riconoscersi. Forse non sono mai stati neppure un popolo con valori e mete condivise.
La lunga storia ha lasciato comunque una eredità: un carattere nazionale, i cui tratti sono facilmente riconoscibili anche se in continua evoluzione. Spesso sono divenuti stereotipi, come quando si parla della furberia, della estroversione urlata (con le tinte del melodramma), del sentimentalismo e dell’attaccamento alla famiglia, degli italiani. Tanto da pensare che siano vizi e non virtù.
La storia del nostro Paese è costellata da una serie di blocchi che hanno rallentato, fino quasi a fermarlo, il suo procedere verso la modernità. Prima il difficile avvio dell’Unità, poi il fascismo, il regime democristiano, e ora l’incapacità di uscire da una mancata modernizzazione della politica che ha favorito la “fuga nel privato”. Si arriva, così, all’Italia di oggi: in preda alla continua tentazione di inseguire evasione e consumi. Si cercano senso e significati in fenomeni effimeri (oggetti, marche, modesti personaggi, mode, ecc.), non trovandoli in modelli collettivi di comportamenti che si rifacciano alle grandi narrazioni di un tempo: religiose, ideologiche, storiche.
Si vive al presente (confuso), si rimuove il futuro (come tempo dei rischi e delle paure), si ignora il passato anche recente. Quest’ultimo non sembra insegnare più nulla.
Il tutto in un fragoroso rumore mediale che distrae e impedisce di pensare.
Eppure proprio quando il Paese sembrerebbe “finito” (ma non si è mai alla “fine della storia”, al più di un periodo storico) si stanno avvertendo i segni di un possibile cambiamento. I più giovani sono diversi dai loro padri e nonni, come non mai. Non danno valore a ciò che per i più anziani ne ha ancora. Frequentano stancamente la scuola che sembra non coinvolgerli più in alcun modo. Chiusi nelle loro piccole tribù, elaborano tra loro quello che sarà il loro futuro. Non sono né eroi né angeli. Ai più appaiono (buoni) alieni che andrebbero guidati con l’esempio da genitori e insegnanti. Ma chi guida, dovrebbe essere un modello per i più giovani?

Marino Livolsi ha insegnato Sociologia e Sociologia delle Comunicazioni presso le Università di Trento, Milano-Iulm, Siena e ultimamente nel Corso di laurea di Scienze della Comunicazione all’Università Vita e Salute, San Raffaele. Si è occupato dei fenomeni della società e della cultura della contemporaneità con particolare riferimento all'impatto dei media. L’ultimo suo lavoro è La società degli individui (Carocci, 2006).


Italiani? Quasi un’introduzione?
Parte I. Ieri
Veniamo da molto lontano
L’Unità non realizzata: “fare gli italiani” è sempre stato difficile, se non impossibile
Il Fascismo: l’illusione di una Nazione, forse di una Patria
La quiete dopo la tempesta
Verso la Seconda Repubblica (lo spartiacque del 1978) e il ciclone “Tangentopoli”
Il “prolungamento” della Prima Repubblica al passaggio del secolo: la fuga (definitiva?) nel privato
Parte II. Oggi
Le classi sociali nella società italiana contemporanea
Aspettando (invano) la modernizzazione del “pubblico”
Italiani?
Pensando al presente
Bibliografia

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