Le riviste (da "Il politecnico" a "Il contemporaneo"), Svevo e la letteratura europea della crisi, la cultura delle avanguardie, la critica, il teatro italiano da Pirandello a noi: questi alcuni dei temi affrontati in un volume che si propone insieme come un contributo alla sistemazione storiografica e come discussione di possibili itinerari didattici.

Rispetto a questa duplice finalità la scelta del Novecento come area di indagine è particolarmente persuasiva. Ribadita l'ipotesi di una sua sostanziale omogeneità (al di là dell'eterogeneità delle forme, delle proclamate rotture, dell'obiettiva frantumazione dell'universo ideologico), la rilettura della cultura novecentesca consente infatti un confronto tra generazioni diverse impostato secondo linee di razionalità consapevole, demistificando le "crisi" e le "dissoluzioni" (passate e presenti) della ragione e facilitando il recupero dei testi all'insegnamento letterario (perché più agevole ne è l'approccio diretto per i giovani e di più immediata comprensione lo scarto tra lingua letteraria e lingua della comunicazione quotidiana).

Confermando un'impostazione ormai sperimentata, nel volume convergono contributi provenienti sia dalla cultura universitaria che dalle esperienze di docenti della scuola media superiore: una conferma dell'importanza dei contatti tra mondo della ricerca e mondo della scuola che autorizza fiducia nelle suggestioni che possono derivarne (pur in un momento di difficoltà per l'istruzione di stato) per l'attività didattica di ogni giorno.