All'interno dell'ampio filone di studi che si è sviluppato in Italia sul tema della diffusione industriale, la crescita dell'occupazione industriale al di fuori dei comuni e delle aree di tradizionale concentrazione è stata messa in relazione con modificazioni sostanziali e irreversibili avvenute nei modi di produzione, per effetto delle quali è aumentata l'importanza relativa per l'industria delle economie esterne di localizzazione presenti in aree non urbane.
La città avrebbe dunque perso il suo tradizionale ruolo di guida dello sviluppo industriale?
Nel Veneto, regione all'interno della quale la diffusione industriale assume connotati di particolare evidenza sotto l'aspetto quantitativo, lo studio dei caratteri qualitativi non sembra avvalorare questa ipotesi.
Per dimostrarlo ci si è avvalsi esclusivamente di dati di origine censuaria, ad un livello, però, assai più disaggregato di quelli usualmente utilizzati.
A parte il già noto accentramento delle attività terziarie più qualificate e delle categorie socio-professionali più competitive, la ricerca dimostra che anche all'interno del settore industriale le attività più avanzate sotto l'aspetto settoriale (sottoclassi e categorie di attività) e dotto quello della struttura dell'occupazione (per sesso, età, posizione) continuano a localizzarsi all'interno delle aree urbane e nelle parti del territorio dove il sistema urbano è più sviluppato.
All'esterno sono presenti modelli di industrializzazione che utilizzano maggiormente segmenti marginali dell'offerta di lavoro e che si differenziano fra loro, molto più di quanto non avvenga all'interno della cosiddetta "area centrale", in relazione ai caratteri territoriali locali.