Come impostare un'educazione scientifica dove non c'é (scuola dell'infanzia e scuola elementare) o dove è data per scontata (scuola media)? In un'epoca in cui sempre più spesso s'afferma l'esistenza di una radicale discontinuità tra il "senso comune" e l'universo delle discipline specialistiche, come stabilire una relazione tra la "conoscenza scientifica" e il modo di apprendere di un bambino o di un ragazzo?
Secondo gli autori il problema educativo non consiste tanto nell'impartire contenuti tecnici specifici, quanto nel portare i bambini a trovare delle "strategie di colonizzazione cognitiva", vale a dire far loro rinvenire i criteri per una conquista graduale e progressiva del proprio spazio di esperienza e conoscenza. Non é vero che nei bambini siano presenti solo frammenti di mondo: anche nei primi anni sono sempre attive "strutture di conoscenza", per quanto possibile rigorose e coerenti, ed é comunque sempre in atto uno sforzo enorme per costruire reti che tengano insieme fatti diversi ed apparentemente sconnessi. Compito dell'insegnante é inserirsi costruttivamente in questa organizzazione di conoscenze, utilizzare questa tensione di capire e spiegare i fatti per arricchirla e svilupparla, educare i bambini a nuovi modi di guardare alla realtà inducendo in loro la voglia di migliorare continuamente la "sistemazione" delle loro conoscenze, rimettendo in questione quanto già fatto per organizzarlo di nuovo, servendosi di quanto già si possiede per adattarlo a rispondere a nuove esigenze.
Fornendo indicazioni (frutto di effettive esperienze) su come il mondo quotidiano dei bambini possa essere richiamato e rielaborato per introdurre i concetti di "numero" e di "forza" o le prime idee della biologia, il volume non intende prescrivere itinerari didattici, ma bensì offrire sollecitazioni per un insegnamento che garantisca stimolo e gratificazione oltre che all'imparare al mestiere stesso dell'educatore.