Rinnovatore del volto di Cremona, sia con opere di rilevanza monumentale e restauri, sia con interventi edilizi diffusi e progetti urbanistici, Luigi Voghera è stato a lungo considerato come l'architetto della restaurazione. In realtà il linguaggio neoclassico ed una razionalità di fondo che si esprime nella correttezza costruttiva e in un uso della decorazione profondamente integrato con l'organismo statico, sono già pervasi da uno storicismo romantico che si contrappone alle tendenze puriste. Ciò forse spiega come l'architetto, senza abbandonare il classicismo, abbia progettato edifici secondo le nuove tendenze neomedievali in cui emergono ancora di più le capacità nell'uso tecnologicamente attento e formalmente espressivo dei materiali poveri che la sua terra offriva.

I contributi raccolti in questo volume, oltre a restituire un quadro complessivo del lavoro di Voghera, esplorano gli anni della sua formazione all'Accademia di Brera, le ambizioni professionali trasparenti da alcuni progetti giovanili di grande complessità, l'attività svolta in stretta collaborazione con i familiari, descrivendo, infine, alcune opere che lo collocano tra gli architetti più rilevanti dell'800 lombardo.

Ad un ambito locale sembra invece confinarlo la critica, contraria o favorevole che sia, che di lui si è occupata principalmente poco dopo la sua scomparsa. Un giudizio che si può confermare soltanto se si tiene presente la rilevanza che nella cultura romantica assumono la valorizzazione degli aspetti locali e particolari, la dimensione comunale, anche nell'esaltazione dell'età di mezzo, di cui è noto il ruolo nella nuova coscienza nazionale.