Il libro fa il punto sullo "stato dell'arte" del trattamento psicoanalitico dell'anoressia e della bulimia. Attraverso contributi di clinici orientati alla psicoanalisi, intende mettere a confronto le diverse anime della psicoanalisi ed evidenzaire, al di là delle differenze specifiche, i fondamenti comuni dell'approccio psicoanalitico alla cura delle psicopatologie alimentari.
Nonostante le diverse modalità con cui vengono concepite la logica del trattamento, la funzione terapeutica, i dispositivi di cura e i suoi scopi finali dall'approccio cognitivo-comportamentale - egemone in questo campo della clinica - e dall'orientamento psicoanalitico, ci sono punti cardinali su cui gli analisti impegnati in questo campo possono riconoscersi al di là delle differenti formazioni. Innanzitutto, l'idea dell'anoressia-bulimia come soluzione (per quanto patologica) piuttosto che come disturbo, e dunque la tesi conseguente secondo cui la cura non deve avere di mira la risoluzione del sintomo alimentare quanto il trattamento di ciò che lo ha causato. In secondo luogo, la centralità della singolarità del soggetto e della sua storia nella cura, da cui far emergere la genesi della sua anoressia-bulimia e la funzione inconscia che essa ha esercitato. In terzo luogo, la tesi dell'anoressia-bulimia come risposta ad una patologia del legame del soggetto con l'Altro, che si rivela in modo esemplare nel rapporto con le figure parentali.
Partendo da questi presupposti, il libro esplora le diverse logiche di trattamento e i dispositivi di cura nell'attuale clinica delle psicopatologie alimentari alla luce dell'orientamento della psicoanalisi: vengono descritti il funzionamento del trattamento individuale, il dispositivo del piccolo gruppo monosintomatico, l'esperienza del lavoro con le famiglie, ed infine il percorso nelle istituzioni semiresidenziali e residenziali, in particolare nelle comunità terapeutiche nei reparti ospedalieri di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza.