Dell'immagine di un Croce olimpico, persino euforico, espressione di una cultura retorica e provinciale, il tempo e la ragione hanno ormai dimostrata la totale falsità. Come ha scritto di recente Garin, Croce "fu di continuo in crisi, in continua discussione con se stesso, in stretto colloquio con voci decisive della cultura europea».

L'indagine condotta nel presente volume identifica questa inquietudine nel dramma, culturale e umano, vissuto dal filosofo, costretto dalle sciagure del Novecento, rivelazione dell'Ottocento, a rivedere e riconsiderare quello che era stato, e doveva rimanere, un punto fermo del suo pensiero: il giudizio positivo sul secolo XIX. Il suo impegno etico-politico e la sua alta oratoria religiosa in difesa della libertà, prospettata come l'ideale supremo di quel secolo, celarono a suo tempo e ancora oggi velano, nella parola del filosofo, l'accento rivelatore di una crescente sofferta perplessità.

In relazione a questa crisi di fondo del pensiero crociano, vengono, in questo volume, affrontati temi e problemi in passato per lo più ignorati o non adeguatamente indagati, come quello, attualissimo e apparentemente anticrociano, del riconoscimento delle ragioni e dell'ufficio di una scienza empirica, accanto a una filosofia, della politica. Completano il volume scritti su Bertrando Spaventa epistemologo, e sul significato dell'opera di Antonello Gerbi, crociano e americanista.

Ferruccio Focher, ordinario di filosofia nell'Università di Parma, è autore di numerosi scritti di filosofia, di politica e di storia delle idee. Di lui possono essere ricordati i seguenti volumi: Profilo dell'opera di Benedetto Croce, Cremona 1963; Carlo Cattaneo. L'uomo e la storia, Milano 1973; Le Civiltà precolombiane. L'incontro con I'Occidente, Firenze 1973; Giudizio e@ metodo nella storia, Palermo 1976; Vico e Hobbes, Napoli 1977 e, in questa stessa collana, I quattro autori di Popper, Milano 1982.