Dalla metà degli anni '80 il settore pubblico in Italia è uno dei luoghi più critici dell'intero sistema di relazioni industriali, investito da un'esplosione di scioperi sottratti al controllo delle maggiori organizzazioni sindacali.
Ne sono seguiti grandi disagi per gli utenti, nuovi dualismi nelle relazioni industriali, e serie difficoltà per la finanza pubblica, proprio quando il processo di integrazione europea poneva vincoli sempre più stringenti.
I saggi raccolti nel volume spiegano a che cosa siano dovuti questi fenomeni di frammentazione della rappresentanza e del conflitto; come si spiega la loro prevalente concentrazione nel settore pubblico, a fronte di una relativa rarità nel settore industriale e privato; se questo fenomeno sia specifico della realtà italiana.
L'analisi delle tendenze degenerative degli anni recenti viene ricondotta al più generale dibattito sul pluralismo e ai relativi criteri di regolazione, concentrando l'attenzione soprattutto sui fattori istituzionali delle relazioni sindacali nel settore pubblico.
Fattori che alimentano insieme spinte centrifughe e resistenze al cambiamento, sintetizzati nella debolezza dei meccanismi di mercato e nella miscela, pressoché unica in Europa, tra le prerogative normalmente associate allo status pubblicistico del rapporto d'impiego e tutti i benefici dell'autonomia collettiva.
Una miscela che è oggi opportunamente al centro del processo di riforma in corso (la "privatizzazione" del pubblico impiego).