Chi debba sostenere, e in che misura, i costi dell'istruzione universitaria è un problema delicato che è stato intensamente dibattuto nel passato, e non solo nel nostro paese. Oggi questa domanda assume in Italia una rilevanza particolare in vista dell'auspicata riforma dell'università Un'immagine tradizionale, diffusa a livello di pubblica opinione, è che la spesa pubblica in istruzione sia da considerarsi, se non del tutto almeno in buona parte, come una forma di intervento assistenziale dello stato, alla stregua della sanità e della previdenza. Questa convinzione è poi ancora più marcata rispetto a certe voci di spesa, in particolare del cosiddetto "diritto allo studio". Essa tuttavia non è corretta poiché non tiene adeguatamente conto della natura economica dell'istruzione universitaria e dei suoi costi.

L'indagine presentata nel volume delinea un quadro completo ed aggiornato delle caratteristiche del finanziamento del sistema universitario italiano, analizzato in una prospettiva comparata con i principali paesi della Comunità europea. Suo obiettivo, in particolare, è rispondere ad alcune domande basilari in modo da fornire strumenti capaci di guidare gli interventi a sostegno dello studio e quindi impostare le politiche in questo settore: in Italia si spende tanto o poco per il diritto allo studio? E, soprattutto, si spende bene o male? Quali sono i motivi di insoddisfazione della situazione presente dal punto di vista dell'interesse collettivo?