Tra la crisi di Monaco e la Seconda guerra mondiale, centinaia di migliaia di emigrati italiani in Francia e in Tunisia (solo in parte consapevolmente partecipi dei conflitti politici e ideologici che con la guerra li coinvolsero tutti) dovettero escogitare strategie di sopravvivenza in condizioni sempre avverse e con pochissimi punti di riferimento.
Non poterono esserlo i diversi gruppi antifascisti o i comunisti, impegnati nella Resistenza ma poco attenti alla massa della comunità emigrata; né le rappresentanze italiane della Chiesa, talora vicine al collaborazionismo e ostili - dopo la caduta del regime di Vichy - all'integrazione degli italiani in una società francese scristianizzata; meno di tutti i fascisti, politici e militari, passati dalla partecipazione subalterna all'occupazione tedesca ad abiette complicità con l'invasore.
Si tratta di un territorio impervio, poco esplorato nei libri - e ancora meno nelle rievocazioni dei testimoni di sofferenze spesso prive di gloria - ma molto seducente per chi non ama la storia celebrativa.
I ricercatori francesi e italiani che hanno collaborato a questo libro aprono strade interessanti e nuove, e danno un apprezzabile contributo allo studio della Francia occupata, rileggendo al tempo stesso eventi cruciali nel crollo dell'Europa fascista.