I risultati delle ricerche presentate in questo volume ci ricordano che l'Italia non è solo quella delle "cento città", ma che esiste anche un'Italia dei mille villaggi, la quale coincide in larga misura con il mondo rurale. Mentre la prima è in regresso (e non solo dal punto di vista demografico), la seconda appare in ripresa.

La rinascita rurale è un fenomeno osservato in tutti i paesi più sviluppati. La società post-industriale scopre che lo spazio rurale, non solo non è sparito, ma rappresenta una grande ricchezza, la cui valorizzazione può dare nuovo impulso alla crescita economica nonché valide risposte all'esigenza di una migliore qualità della vita.

L'odierna riscoperta del rurale dimostra che città e campagna rimangono due realtà distinte, anche se complementari, e la sociologia, se non vuole allontanarsi irrimediabilmente dal senso comune, non può evitare di ammettere che gran parte del territorio continua a presentare caratteristiche rurali e che in esso risiede una quota considerevole della popolazione.

In conseguenza dei profondi cambiamenti che hanno investito le aree rurali (l'agricoltura non è più l'attività dominante, gli addetti agricoli costituiscono ormai una minoranza), il destino della sociologia rurale è certamente quello di diventare una "sociologia del verde" e di occuparsi del "nuovo rurale non agricolo", ma essa tradirebbe la sua antica vocazione se rompesse i tradizionali legami con la realtà agricola.

Valerio Merlo, è responsabile dell'ufficio Informazione e Comunicazione dell'Enpaia (Ente Nazionale di previdenza e assistenza degli impiegati agricoli). Collabora da molti anni all'attività scientifica dell'Insor (Istituto nazionale di sociologia rurale), di cui è attualmente il segretario generale. Di recente ha pubblicato Né rossi né gialli (Angeli, 1993) e La foresta come chiostro (ed. San Paolo, 1997).