Nella galassia della letteratura di viaggio, le memorie dello scrittore tedesco Paul Heyse, premio Nobel per la letteratura nel 1910, si iscrivono come nostalgico percorso sugli itinerari iniziatici del viaggio di formazione: primo contatto con una terra che il mondo nordico aveva eletto, da più di un secolo, a mitico spazio della cultura e dell'arte.

Il diario, ricomposto su appunti stesi durante il primo soggiorno italiano del 1852, illumina una fase importante della formazione heysiana, aperta ad un duraturo e costruttivo rapporto con il nuovo mondo letterario.

Nato come viaggio sulle orme goethiane, il percorso rivelerà itinerari singolari e spesso inediti, fornendo nuove prospettive di indagine: dal viaggio fiorirà un interesse, poi largamente coltivato da Heyse, per il mondo folklorico italiano e per la ricerca in campo demologico.

Punteggiate da osservazioni e considerazioni in presa diretta, le memorie si caratterizzano per l'immediatezza del dettato, facendo spesso dimenticare che la loro rielaborazione si colloca cronologicamente a ben mezzo secolo di distanza dalla loro stesura.