Con l'accordo del luglio del 1993 si apre una nuova fase nelle relazioni industriali, in particolare si riconosce di fatto nella contrattazione aziendale un momento specifico rivolto a cogliere miglioramenti produttivi ed organizzativi attraverso la partecipazione dei lavoratori sia sul terreno redistributivo sia su quello delle condizione di lavoro.
Alla distanza di oltre cinque anni dalla firma di quell'accordo e dopo la sostanziale conferma di esso con l'intesa del dicembre del 1998, poco si è indagato sulla diffusione e sui contenuti della contrattazione di secondo livello.
Questa ricerca si avvale della raccolta di alcune migliaia di testi contrattuali siglati nella Regione Emilia Romagna, attraverso i quali tenta di valutare sia gli aspetti quantitativi, cioè il numero di lavoratori e di imprese coinvolte nella contrattazione di secondo livello, sia i mutamenti nei contenuti negoziali effettuando anche una comparazione tra le tornate contrattuali 1991-1993 e 1994-1997.
La ricerca mostra un'ampia diffusione della negoziazione aziendale formalizzata, nonostante la struttura produttiva incentrata su piccole e medie imprese, a conferma di un'antica tradizione di radicamento sindacale nella regione.
L'analisi mette in mostra luci ed ombre. Da una parte un'estesa contrattazione di forme salariali collegate alle performance aziendali economiche, finanziare, di qualità del prodotto e una diffusa proceduralizzazione del confronto aziendale tra le parti, mentre appare carente la capacità di controllare ed incidere sui processi organizzativi e sulla formazione dei lavoratori.