Le arti offrono all'uomo occasioni di svelamento a se stesso. Ma, se da una parte gettano luce sulla sua più riposta affettività, dall'altra suscitano interrogativi sui lati oscuri dell'oggetto artistico e del soggetto che ne fruisce. La psicoanalisi si è sempre occupata dei misteri connessi alle personalità geniali, alla loro creatività e ai processi psichici implicati nell'esperienza del bello, pur non avendo prodotto un sapere sistematico.
L'autore del libro riesamina sinteticamente gli approcci psicoanalitici all'opera d'arte, per proporre infine un atteggiamento ribaltato rispetto a quello originario, che mirava a decodificarla ed a coglierne un significato nascosto. Egli propone di accostarvisi con atteggiamento ricettivo, tale per cui sia l'opera a suggerire nuove chiavi interpretative all'analista e non questi ad applicare ad essa quelle tradizionalmente usate nella clinica.
In virtù delle sue eccezionali risorse di notazione psichica l'arte può ispirare la psicoanalisi, aiutandola a riscoprire le sue radici intuitivo-poetiche e offrendole forme, immagini e suoni atti a rappresentare fugaci momenti introspettivi, istantanee di insight pre-verbale.
Gli aspetti pre-simbolici dell'introspezione stimolati dall'oggetto estetico vengono illustrati esaminando alcuni famosi capolavori: gli affreschi della Loggia di Psiche nella villa Farnesina a Roma, Il Flauto magico di W.A. Mozart, i Sei personaggi in cerca d'autore ed Enrico IV di L. Pirandello.
Tra le varie arti la musica sembra la più idonea ad affinare l'ascolto della comunicazione affettiva inconscia. Le emozioni più profonde, non intelligibili, cominciano a rappresentarsi mentalmente e ad acquistare senso nell'orecchio di un analista sensibile alle inflessioni musicali del discorso, prima che si sia in grado di formularle verbalmente. Tre resoconti clinici mostrano le modalità di un ascolto psicoanalitico musicalmente orientato.