L’articolo propone una discussione delle implicazioni istituzionali della discrezionalità organizzativa. Questo tema ha da sempre interessato sia gli studi empirici che le teorie più prescrittive di progettazione organizzativa. La discrezionalità è una variabile che differenzia sia l’azione complessiva di un’organizzazione, sia i comportamenti individuali dei suoi membri. Essa non rappresenta un limite o una criticità delle strutture organizzative, bensì una dimensione intrinseca del funzionamento delle organizzazioni. Sulla base di questi presupposti, l’articolo esamina i risvolti della discrezionalità organizzativa nel campo dei servizi di assistenza sociale. Questo è un settore molto proficuo per la riflessione sulla discrezionalità organizzativa, poiché l’architettura istituzionale che governa l’azione delle varie organizzazioni che erogano servizi e prestazioni assistenziali prevede un ampio spazio di autonomia per gli enti locali (in particolare i Comuni) deputati al coordinamento territoriale degli interventi. Questa prerogativa è assai rilevante nella regolazione dell’accesso dei cittadini ai servizi socio-assistenziali. La discrezionalità organizzativa dei Comuni comporta una serie di importanti ricadute per la valenza istituzionale della loro azione: è attraverso un insieme di scelte e pratiche organizzative, situate e contestuali, che prende forma e significato il loro mandato istituzionale. L’articolo presenta i risultati di una ricerca che si è sviluppata attraverso la realizzazione di tre studi di caso in altrettanti Comuni, nei quali è stato studiato il processo di regolazione dell’accesso dei cittadini ai servizi socio-assistenziali. Il focus degli studi di caso è il servizio di segretariato sociale, che rappresenta il servizio che i Comuni offrono ai cittadini per informarli sui servizi disponibili e le rispettive modalità d’accesso, nonché per selezionare le loro richieste. I risultati evidenziano come l’organizzazione del segretariato sociale sia condizionata da un insieme di scelte discrezionali, che differenziano sia la configurazione operativa del servizio, che le opportunità di accesso alle prestazioni assistenziali. L’analisi dei fattori che alimentano questa differenziazione evidenzia l’incidenza di una serie di dimensioni contestuali, relative sia alla storia e alla cultura organizzativa dell’ente, sia alla dinamicità dei rapporti con alcune categorie di stakeholder (utenti e organismi politici). La discrezionalità organizzativa alimenta quindi diverse logiche organizzative ed istituzionali: in un caso, la promozione dell’offerta e delle opportunità di accesso; nel secondo, il governo della domanda e la focalizzazione sulle richieste più gravi ed urgenti; nel terzo, un percorso di razionalizzazione e riqualificazione professionale e organizzativa del processo di regolazione dell’accesso ai servizi socio-assistenziali.