LIBRI DI ANNA FERRANDO

Ancora nel secondo dopoguerra, in Egitto, come in tutti i paesi dell’Africa coloniale, il contenuto dei giornali, in particolar modo le pagine dedicate alla politica internazionale, era in massima parte mediato dalle agenzie di informazione di Parigi, Londra, New York e Mosca. Un rapporto dell’Unesco del 1953 guardava con preoccupazione e queste dinamiche: come conciliare i principi di libertà e di uguaglianza con la presenza di pochi collettori e distributori di notizie che ricalcavano nei loro network le relazioni egemoniche di potere della politica internazionale? Attraverso la corrispondenza del bureau dell’Agence France Presse al Cairo tra il 1944 e il 1953, il contributo si propone di osservare il funzionamento di un’agenzia di stampa occidentale in un paese protagonista dell’età della decolonizzazione: l’Egitto era infatti strategico per il continente africano e il Medio Oriente e, soprattutto, sarebbe diventato il leader dell’anti-imperialismo e dell’anti-colonialismo. È poi possibile verificare, attraverso un’analisi della figura professionale del giornalista agencier, la presenza di interessi politico-diplomatici ancora molto forti nell’esercizio di quel mestiere; e tracciare alcuni nodi dell’interazione e della reciproca contaminazione fra agenzie di stampa occidentali e giornalismo arabo, nonché gli antitetici obiettivi politici di cui alcuni giornalisti egiziani si fecero portavoce.

Anna Ferrando

Cacciatori di libri

Gli agenti letterari durante il fascismo

Attraverso una documentazione in gran parte inedita, questo volume ricostruisce la storia dell’Agenzia Letteraria Internazionale (Ali), fondata a Torino nel 1898 da Augusto Foà. L’autrice analizza l’offerta editoriale dell’Ali e intreccia alle numerose storie di libri gli itinerari biografici di intellettuali come Alessandra Scalero, Bobi Bazlen e Adriano Olivetti, fornendo un contributo alle pioneristiche riflessioni sulle agenzie letterarie nel più ampio orizzonte di una storia globale della cultura.

cod. 1615.73

Anna Ferrando

La libertà impossibile. Informazione e potere politico in Egitto (1922-1955)

MONDO CONTEMPORANEO

Fascicolo: 3 / 2021

Bacino di raccolta delle informazioni da Nord Africa e Medio Oriente, l’Egitto fu teatro di tensioni e convergenze fra le più influenti agenzie di stampa occidentali per tutta la complessa transizione verso l’indipendenza, anche dopo il 1922 e il 1936. In questo contesto, la rivendicazione della libertà di espressione e del controllo nazionale sulle notizie divenne bandiera del giornalismo egiziano non solo per affermare una propria specificità e dignità professionale, ma anche come strumento di emancipazione politica tout court. A partire dai fondi documentari dell’Agence Havas, dell’American University del Cairo e dell’archivio privato del giornalista Mustafa Amin, l’articolo indaga la svolta della decolonizzazione in Egitto attraverso il complicato intreccio mediatico-diplomatico e il prisma, scarsamente considerato dalla storiografia, delle agenzie di stampa. Chi furono gli individui e i gruppi che in Egitto sfidarono le agenzie di stampa occidentali? Quali strategie perseguirono? Come cambiò il rapporto fra giornalisti e potere politico nel passaggio dalla monarchia di re Faruq alla repubblica degli Ufficiali Liberi, caratterizzata dall’istituzione della Middle East News Agency nel 1955?

Anna Ferrando

Women beyond borders. Translation as a process of women’s emancipation during Fascism

ITALIA CONTEMPORANEA

Fascicolo: 294 Suppl. 1 / 2020

Cesare Pavese famously defined the 1930s as “the decade of translations”, perfectly grasping the spirit of his times. What is less known is that the protagonists of this massive cultural mediation were predominantly women. Available sources, in fact, clearly show that women dominated the translation business. Their job entailed a flexible task, which was easily carried out (and hidden) in the privacy of the home, and mostly supplementary to the author’s work. Interestingly, though, for a great number of women this “appropriate” job meant getting involved in the public sphere and acquiring a certain degree of emancipation and freedom. This is what happened, for example, when they selected books to translate and proposed them to publishers. When, in 1938, Ada Gobetti translated one of the benchmarks of American black feminism, Z.N. Hurston’s Their eyes were watching God, it was certainly not just a literary project. Who were the women who bravely engaged in the “decade of translations”? Did this process of cultural exchange and mediation affect their practices, lifestyles and mentalities? This article examines the private archive of translator Alessandra Scalero, an emblematic case study of the ‘gender transformations’ that affected the translation industry between the two world wars

Anna Ferrando

Donne oltre i confini. La traduzione come percorso di emancipazione durante il fascismo

ITALIA CONTEMPORANEA

Fascicolo: 294 / 2020

È nota a tutti la definizione che Cesare Pavese, cogliendo lo spirito dell’epoca, diede degli anni Trenta come il "decennio delle traduzioni". Meno noti i protagonisti di questa massiccia operazione di mediazione culturale. O, forse, sarebbe meglio dire, le protagoniste. Molte furono infatti le donne che scelsero l’attività traduttoria: si trattava di un lavoro flessibile, ‘nascosto’, che si poteva svolgere a casa, e per di più ancillare al lavoro dell’autore, un lavoro ‘adatto’ alle donne, ma che molte donne, però, usarono per ritagliarsi uno spazio di vita pubblica, di indipendenza e di libertà, esercitato anche nel selezionare i testi da tradurre e nel proporli agli editori. Quando nel 1938 Ada Gobetti tradusse uno dei libri di riferimento dell’american black feminism, Their eyes were watching God della Hurston, non si trattava certo di un’operazione unicamente letteraria. Chi furono dunque le intellettuali protagoniste del "decennio delle traduzioni"? E questo processo di mediazione culturale influenzò le pratiche, gli stili di vita, le mentalità delle traduttrici stesse? L’archivio privato della traduttrice Alessandra Scalero permette di circoscrivere un caso di studio emblematico delle ‘mutazioni di genere’ che investirono l’industria delle traduzioni fra le due guerre.

Anna Ferrando

Stranieri all'ombra del duce.

Le traduzioni durante il fascismo

Nel ventennio fra le due guerre mondiali, mentre nazionalismi, dittature e protezionismo si affermavano in ogni angolo d’Europa, l’Italia fascista divenne il più importante consumatore di traduzioni al mondo. Il volume raccoglie i contributi di una ventina di studiosi che hanno indagato da diverse prospettive le reti dei trasferimenti culturali tra Italia, Europa e Stati Uniti nell’entre-deux-guerres, per riflettere sulle connessioni fra traduzioni, nazionalismo e internazionalismo. Punto di osservazione è la città di Milano, che proprio in quel periodo si andava trasformando nella principale fucina editoriale della penisola.

cod. 1615.74

Anna Ferrando

La censura imperfetta. La satira di richard aldington nell’Italia fascista

HISTORIA MAGISTRA

Fascicolo: 14 / 2014

Through the epistolary dialogue between the British author Richard Aldington and histranslator Alessandra Scalero, this article sheds some light on the editorial events that ledto the publication of Women must work and All men are enemies, and to the rejection ofDeath of a Hero and The colonel’s daughter. Considered by Luigi Rusca - Mondadori’s codirector" "particularly important", these books, as well as their author, are now largelyforgotten, even if during the Thirties Italian readers were fascinated by Aldington’s bitingsatire. Exponent of British Imagism, Richard Aldington was closed to the Fabian Society’svision of the world which pervaded all his works, built around the themes of women’semancipation and social consequences of the First World War. The "heterodoxy" of suchcontents made the translation activity particularly complex; the author himself was notalways available to soften the tone, accepting cuts and changes.

Anna Ferrando

Quando la traduzione si fa impegno civile. Conversando con Renato Solmi

HISTORIA MAGISTRA

Fascicolo: 13 / 2013

The article dealt with the methodological problem of identifying the authenticity of a source and its content. Examining a case of research related to a ‘provocation’ pamphlet arrived at a congress of the pci in the Fifties, it follows the steps of a research that has allowed to give this document a paternity, placing it in the political climate of those years.