Viviamo in un mondo dove politicamente e culturalmente ci si oppone, in larga maggio-ranza, al razzismo e alle differenze. Eppure, contemporaneamente, il razzismo continua ad esi-stere e i suoi effetti si riverberano in modo più o meno esplicito su molti aspetti della vita so-ciale e politica. Questo articolo si propone di andare al di là di una prospettiva limitata alla realtà esterna, storica e materiale, e di considerare invece la questione da un punto di vista psicoanalitico. La questione del razzismo scorre al di fuori ed in parallelo al discorso cosciente e una ricerca in tal senso, del perché continui ad esistere una così potente discriminazione tra il Sé e l’altro-da-Sé in termini negativi, deve svolgersi a livello psicoanalitico, ovvero nel cercare di capire quali meccanismi e strutture si attivano nella stereotipizzazione razziale a livello inconscio. Seconda-riament, bisogna essere consapevoli che ci muoviamo ad un livello preverbale e quasi mai ver-bale: nel discorso cosciente non ci si sofferma a discutere ciò che sembra apparentemente ov-vio, e cioè l’uguaglianza, ma piuttosto si passa all’agito, discriminando in modo sottile l’altro da te. Questo articolo intende affrontare la questione razziale in un senso ampio, come una ri-cerca psicoanalitica di per sé. Esiste un’organizzazione razzista interna della mente? E può coe-sistere con un sistema cosciente che respinge le discriminazioni?