BOOKS BY UGO MORELLI

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Ugo Morelli

Kamen: Luigi M. Pagliarani e alcuni elementari della sua epistemologia

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 39-40 / 2023

Appare sempre più evidente la rilevanza di quel che ci precede per cercare di com-prendere chi siamo e cosa diventiamo. Così come si afferma il riconoscimento della relazione e dell’intersoggettività per comprendere le vie dell’individuazione. Entrambe queste prospettive fanno parte della ricerca che Luigi Pagliarani ha portato avanti con orientamento transdisciplinare e costante curiosità generativa. La creatività e il conflitto estetico, dalla cui elaborazione può scaturire l’educazione sentimentale, sono capisaldi della vocazione progettuale della psicosocioanalisi. La relazione con gli altri esseri umani si propone, allo stesso tempo, come l’alveo fondativo e lo spazio noicentrico do-ve i condividui umani si individuano e riconoscono. Ne scaturisce l’attualità del pensiero di Pagliarani, sia da un punto di vista epistemologico, sia per la messa a fuoco di una prassi quanto mai necessaria e richiesta per concepire e agire forme di vita inedite.

Ugo Morelli

Abitare la soglia. Il piacere della guerra e la ricerca della non distruttività

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 38 / 2022

Il confronto a cui chiama questo contributo è un’ipotesi sulla distruttività e la guerra che le consideri come una possibilità umana, una possibilità di soglia, dalla quale una delle direzioni che può scaturirne è l’attrazione desiderante e giocosa del piacere che deriva dalla sofferenza e dall’annientamento dell’altro. Qualora dal livello di coppia si passi a quello di gruppo o collettivo, i rinforzi derivanti dalla molteplicità condivisa possono produrre, e producono, macchine di distruzione basate sul principio del piacere, fino all’appagamento e alla lunga elaborazione della colpa. Una simile ipotesi implica la necessità di accogliere l’inconscio come forza generativa più che come difesa. Sembra importante privi-legiare una lettura psicoanalitica dei fenomeni intesa come esperienza radicale di apertura, volta a comprendere anche uno dei fenomeni più perturbanti della nostra vita collettiva, come la guerra. Prima ancora che una terapeutica, solo una comprensione derivante da un adeguato esame di realtà potrà aprire a qual-che possibilità di intervento per prevenire la distruttività umana. Per ora, siamo ben lontani da una comprensione attendibile, e il moralismo non aiuta.

Carla Weber, Ugo Morelli

Psicosocioanalisi della distruttività e della guerra. Può la ragion poetica realizzare la speranza?

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 38 / 2022

Il decisivo passo avanti compiuto, nella ricerca psicoanalitica sulla guerra, la distruttività umana e il conflitto, da Franco Fornari e Luigi Pagliarani, deve essere riconsiderato alla luce della ridefinizione del significato stesso di essere umano che anche la psicoanalisi ha fatto propria, portando avanti un profondo cambiamento del proprio paradigma. Da una centratura su individuo e mondo interno, un individuo che si autodetermina ed è padrone illuministicamente di se stesso o con l’analisi lo deve diventare, l’affermazione dell’intersoggettività e la rilevanza corporea ed emozionale mostrano che siamo assoggettati e soggetti al-lo stesso tempo, non del tutto padroni di noi stessi, disposti all’adattamento a qualsiasi cosa, dipendenti dall’immanenza, ma anche generativi e poetici. Un esame di realtà, allora, si rende necessario per riconoscere la complessità della guerra e della distruttività. Rilevanza assume il ruolo delle istituzioni della vita quotidiana, da quelle dell’educazione, a quelle della cura a quelle del lavoro, e della loro capacità o incapacità di contenere e sostenere relazioni capaci di ela-borazione efficace e non distruttiva dei conflitti. Sono le istituzioni a contenere le possibilità della cooperazione vicendevole e le potenzialità mortifere. Se in esse depositiamo le micro-distruttività, ci educhiamo a ottenere la guerra. Si tratta di porre al centro un istituente che sostenga e favorisca l’elaborazione vicendevole del conflitto, contenendo l’antagonismo. Parlando di istituzioni ad ogni livello, parliamo in fondo della democrazia nelle sue più alte manifestazioni, simbolo materno da estendere, contenitore nel quale i nostri oggetti d’amore possano vi-vere.

Ugo Morelli

Setting: tra conflitto e confine

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 37 / 2022

La prossimità intersoggettiva ha le sue condizioni accomunanti, ma il setting che si crea, tra approssimazione, violazione, margine, posizione, porosità, può dar vita a processi emancipativi o distruttivi a seconda di come è gestito e vissuto il gioco tra conflitto e confine. Anche nel setting clinico, sia di coppia che di gruppo, il confine evoca di per sé il suo superamento. Quel superamento richiama a sua volta il conflitto. Le differenze che si approssimano e si incontrano sono di fatto la base di quella particolare tessitura che possiamo chiamare setting. Si abita ogni setting percorrendo regioni di frontiera dove si osserva la tipica tensione di ogni approssimazione. Il conflitto tra l’insofferenza dei confini vissuti come gabbia, il vitale desiderio del superamento di quei confini, e allo stesso tempo il bisogno di contenimento di cui comunque non si riesce a fare a meno, disegnano la contingenza di ogni relazione.

Ugo Morelli

Transdiscipinarità e conoscenza dell’esperienza di noi stessi

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 35 / 2021

La transdisciplinarità richiama necessariamente il conflitto della conoscenza, un conflitto di legame, un conflitto estetico, che pone continuamente di fronte alla necessità di elaborare l’ambiguità del conoscere, dipendente sistematicamente dalla continuità di un centro ipotetico e teorico e dalla fecondità del margine tra una disciplina e l’altra, spazio generativo di ibridazioni, di verifiche, di falsificazioni, ma soprattutto di possibilità di critica degli idoli, sempre pronti ad affermarsi e a proporre la loro potenza rassicurante e confermativa, trasformando la conoscenza in isolate credenze.

Ugo Morelli

Inenarrabile. Per una poetica del silenzio

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 31 / 2019

Il valore del venire al linguaggio forse non sta solo nella produzione effettiva di una narra-zione, ma anche nell’attesa, nella predisposizione, in quel tempo perifrastico attivo il cui sen-so è nella sua esistenza in sé, nella sua durata, e in quello che produce non diventando nar-razione esplicita. Quel valore trova una sua definizione forse ancora più precipua non solo nel fatto che chi non narra a un altro ha l’importante opportunità di narrare a se stesso, ma anche nell’astensione dal risolvere in una narrazione l’infanzia di un sentimento, la profondi-tà di un sentire. Se l’uso estetico del linguaggio, nella struttura di legame con gli altri, emerge dalla pausa che interviene tra la cosa e la sua nominazione, può esserci un oggetto senza nominazione, la cui funzione di lievito interiore sta proprio nell’astensione dalla sua narra-zione. Se le parole ci mettono in condizione di creare e di fare, conferiscono libertà ma anche vincoli: l’universo infinito da cui provengono, non il silenzio ma il non dire, ha uno statuto che merita maggiore considerazione. Prima di tutto perché il non dire da parte di ognuno è sempre un già detto a se stesso. E spesso la sua efficacia può essere più elevata per chi si astiene, di quella che sarebbe parlando. Inenarrabile, perciò, non è solo quello che per sue caratteristiche non si riesce a dire con le parole, ma anche quello che assume un potere tra-sformativo proprio in quanto non accede ad espressione manifesta e condivisa con altri.

Ugo Morelli

Eppur si crea. Conflitto estetico e creatività

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

Il presente contributo indica la necessità di transitare da una creatività "come se" fosse una rappresentazione a una creatività inevitabilmente embedded, situata in un luogo e in una cultura. L’origine della creatività è una motivazione autonoma attraverso la quale gli esseri umani trovano nelle contingenze dello sviluppo l’occasione per esprimersi. È particolarmente rilevante la qualità del "campo relazionale" che si propone come contenitore dell’immaginazione e della creatività. Il gesto di un artista che modella la sua opera è metafora del gesto umano nel mondo e fonte sia delle creazioni che della fruizione estetica: homo sapiens non accetta il mondo come è, ma lo crea continuamente a propria immagine e somiglianza.

Ugo Morelli

Noi fragili, e perciò generativi, nonostante..

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 26 / 2016

Essere fragili può essere anche un fatto naturale, ma sentirsi fragili richiede la competenza simbolica, il linguaggio e la cultura. La nostra distinzione consiste nel saper concepire la fragilità, nel saperla temere e persino attendere. Allora la fragilità per noi sembra situarsi tra la nostra certezza della sua presenza e la nostra capacità di generare le molteplici azioni per farvi fronte. È perché siamo fragili che siamo raggiungibili, sensibili agli altri e al contesto. Essere fragili comporta, quindi, vincoli ma anche possibilità, depressione e generatività.

Ugo Morelli

Ostaggi/ospiti/ostili, l’una e l’altro

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 25 / 2016

Viviamo in un habit, secondo la definizione di William James, e la coppia è un habit che ci ricomprende, ci sostiene e può garantirci riconoscimento; spesso senza lasciarci spazi di cambiamento, se non a fronte di conflitti, di investimenti elevati di riflessione, in eccedenza o in uscita. La coppia si propone come possibile via di elaborazione del rischio primario che coinvolge ogni rapporto e, di fatto, le stesse possibilità di gestione. Allo stesso modo la coppia spesso non riesce a soddisfare le singole ansie, crea ostilità e prende in ostaggio le persone, limitando le possibilità di individuazione. Dal momento che vi è anagnorisis, riconoscimento secondo Aristotele, ed empatia nello spazio relazionale di coppia, quella relazione consente di riconoscersi o reificarsi e perdersi, nella traduzione reciproca. La coppia a sua volta ha questo di potente e rischioso allo stesso tempo: può neutralizzare il riconoscimento reificando la relazione, mentre alimenta e protegge l’individuazione. La protegge troppo?

Ugo Morelli

Ragione poetica e vulnerabilità

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 23 / 2015

La ragione poetica appare come la possibilità di vivere l’umano dentro il suo tempo, nelle relazioni con gli altri e dentro se stessi. Nel legame sociale c’è una vulnerabilità costitutiva connessa alla naturale intersoggettività umana. L’individuazione implica l’esposizione all’azione libera dell’altro, e la vulnerabilità diviene, allo stesso tempo, rischio e opportunità di estendere ed esprimere le proprie potenzialità. Né solo la ragione cognitiva o la ragione affettiva possono esaurire la ricerca degli spazi di espansione dell’umano. Camminare sull’orlo del possibile vuol dire ascoltare la tensione a crearsi e a divenire se stessi nella vita. La tradizione di studi psicoanalitici fusa con gli avanzamenti della ricerca neuroscientifica sull’embodied simulation, come mostra questo contributo, consentono di riflettere sull’accessibilità della ragione poetica.

L’autorità necessaria ha di per sé una natura ambigua che gioca col bisogno di autonomia e dipendenza di ognuno. Dai processi psicodinamici che emergono tra autonomia e dipendenza prendono forma gli stili e le espressioni della leadership. L’attrazione di un polo, la possibilità di essere adeguatamente contenuti, è sempre in tensione con l’altro polo, quello della consegna incondizionata a un conduttore che, dismesso il legame di delega e legittimazione, può procedere poi verso la totalità e il dominio incontrollabili. A partire da una cornice relativa a una questione di fondo non sufficientemente esplorata, quella dei codici affettivi e della loro incidenza nelle relazioni asimmetriche e nelle forme di gestione del potere, questo saggio si occupa dei processi di riduzione monopolistica e personalistica, e delle possibilità di generare forme pluralistiche nell’esercizio della leadership.

La via simbolica ed estetica è per noi l’accesso al corpo che siamo, parte della natura e allo stesso tempo distinti. Il "corpo in sé" per noi esseri umani non esiste. Né pare vi sia per noi coincidenza fra natura e corpo umano, pur essendo quest’ultimo parte della natura. La bellezza del corpo può essere riconosciuta in quanto provvisoria manifestazione del vivente, in particolare grazie all’accessibilità che l’arte consente. Questa consapevolezza della contingenza del corpo, anziché essere vissuta solo come un problema è, alfine, l’effettiva opportunità di pienezza autofondativa, a saperla riconoscere. A partire dalla ricerca e dalla produzione artistica di Giuseppe Penone, questo contributo esplora le affinità e le distinzioni tra mente incarnata umana e natura

Riccardo Asti, Silvia Belsito, Silvia Bertolini, Riccardo Boschi, Clara Canali, Monica Facheris, Erika Magni, Michela Modola, Federica Norbis, Nicolò Sacchi, Sara Pontoglio, Ugo Morelli

In bilico. Come si sentono i lavoratori precari

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 19 / 2013

Il lavoro umano appare oggi "ridotto ai minimi termini" e avulso dal binomio individuo-impresa. La globalizzazione - con le fenomenologie della delocalizzazione, dell’ossessione per l’abbattimento dei costi del lavoro, della prevalenza della finanza sull’economia, dello sfruttamento delle persone migrate dai loro luoghi di origine e dell’esplosione del precariato - non ha di fatto depauperato la realtà del lavoro come fonte della nostra vita. La nuova organizzazione del lavoro richiede una maggior capacità di lavoro mentale ad elevato contenuto di conoscenza, variabile che riporta in scena quel binomio individuo-impresa che si vuole oggi derubricato. Il precariato riduce non solo l’appartenenza al setting lavorativo ma riduce anche la partecipazione alle relazioni sociali e il significato stesso dell’individuazione e della cittadinanza: da questo punto di vista la precarizzazione del lavoro rischia di tramutarsi in un’esclusione sociale. Fenomenologia conseguente, ma non succedanea di tali tendenze, è la difficoltà crescente da parte dei lavoratori precari ad organizzarsi in forme di condivisione del disagio e in progetti di emancipazione possibile. È urgente - secondo i dati della ricerca presentata - recuperare una cultura del lavoro capace di testimoniarne il significato civile e umano: il rischio del fallimento di tale prospettiva è che la precarietà non si limiti allo sfibramento economico del sistema, ma incida anche sulla costruzione dell’idea stessa di sé, sui modi e sulle vie per cui il sé viene alla mente.

Claudio Martinelli

Il management del simbolico come fattore di sviluppo.

Le politiche per la cultura nella Provincia Autonoma di Trento

Frutto del seminario “Management dell’Arte e della Cultura. Nuove vie per valorizzare l’autonomia del simbolico come fattore di sviluppo”, il volume offre un’interessante riflessione sull’importanza del management nella gestione delle istituzioni culturali che si occupano del simbolico e dell’immateriale come fattore di sviluppo.

cod. 1801.18

Ugo Morelli

La lanterna di prua... Ovvero, la soglia della bellezza

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 16 / 2011

La bellezza emerge, allo stesso tempo, dentro noi e nelle esperienze relazionali. Alla ricerca del senso e dei significati della bellezza, questo contributo prende il via dall’ipotesi che essa possa essere, alfine, intesa come un sentimento particolarmente compiuto di risonanza incarnata che confermi o estenda il modello neurofenomenologico del sé. Così pare emerga, si presenti e sentiamo la bellezza, con un doppio processo, interno e esterno. La stessa dinamica corporeo-psichica può generare esperienze del terrore e dell’orrore se quelle esperienze minacciano o pregiudicano il modo di sentirsi nella vita e nel mondo. L’arousal o attivazione è, probabilmente, alla base della tensione rinviante all’esperienza di bellezza e decisivo è studiare le soglie dalla cui elaborazione dipende l’accessibilità alla bellezza. L’ipotesi difesa con questo contributo è che l’accessibilità alla bellezza, intesa come espressione sufficientemente buona del proprio mondo interno nella relazione con gli altri e il mondo, sia possibile e difficile allo stesso tempo, perché la bellezza è ambigua e accedervi esalta il suo contrario, non lo supera ed elimina. Più s’intensifica la luce, più aumenta la sua separazione dall’ombra; i margini divengono confini e, perciò, più difficili da attraversare. Più alta è l’esperienza di bellezza che si para innanzi, più sembrano ridursi le possibilità e lo spazio del significato e del linguaggio per accedere all’espansione interna richiesta: quell’accesso esige un’apertura all’immediatezza dell’indicibile e allo stesso tempo riduce la resilienza degli equilibri e degli ordini di senso esistenti, esaltando il valore rassicurante di questi ultimi.

Ugo Morelli

Caro Francesco

FOR Rivista per la formazione

Fascicolo: 85 / 2010

Ugo Morelli

La bomba interna. Indifferenza, crisi di legame e vulnerabilità

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 14 / 2010

Per riconoscere l’evoluzione della paura, della violenza e della guerra nel nostro mondo, questo contributo è un’analisi del conflitto intra-psichico correlato all’inizio dell’era atomica (era della bomba esterna) e ai giorni nostri (era della bomba interna). Ci troviamo ora in un periodo di indifferenza. La crisi dei legami sociali, i social network e i conflitti interiori ed emozionali sono alla base della nostra condizione. L’indifferenza ci ferisce e abbiamo grosse difficoltà nell’elaborare l’ambiguità, il conflitto e la creatività. I più importanti fattori di impatto di questa situazione sono connessi alla vulnerabilità del mondo interno. La contingenza della crisi dei processi di individuazione e i collegamenti sociali favoriscono il rischio dell’emergere dell’altro, e la necessità di investimenti didattici e psicologici per un nuovo patto di legami sociali e processi di individuazione.

Ugo Morelli, Gabriella De Fino

Management dell'arte e della cultura.

Competenze direzionali e relazioni lavorative nelle istituzioni dell'arte e della cultura

L’educazione diffusa all’esperienza estetica e creativa è di fatto un’educazione al senso del possibile. Il libro è il risultato di un lungo percorso di ricerca applicata e costituisce un contributo allo studio e all’insegnamento nel campo del management dell’arte e della cultura.

cod. 1801.11