La letteratura e la clinica dei disturbi gravi della personalità si interrogano sul grado di veridicità dei ricordi di abuso sessuale infantile recuperati durante un trattamento analitico e sui fattori terapeutici (specifici e aspecifici) che vi entrano in gioco. Anche l’analista esperto rischia in questi casi di essere coinvolto tramite meccanismi scissionali e di identificazione proiettiva come parte integrante dell'organizzazione difensiva della paziente e può contribuire alla fabbricazione di ricordi falsi. Attraverso la presentazione e il confronto di materiale clinico tratto dall’analisi di due donne adulte che hanno attraversato un'infanzia segnata da eventi traumatici (neglect e abuso), sosteniamo che: a) la relazione è il fattore terapeutico aspecifico cardine nel processo di ricostruzione della memoria autobiografica, l'identificazione proiettiva si rivela il fattore specifico che mira al cambiamento strutturale; b) la rievocazione del trauma è possibile soltanto dopo che si sono verificati cambiamenti strutturali significativi nella rappresentazione del Sé e dell'oggetto; c) la terapia è un processo complesso che mira a un cambiamento nel sentire e nel comprendere in rapporto all'esperienza traumatica dell'infanzia, al di là della sua conferma storica.