Il presente lavoro propone un percorso di rivisitazione della nozione clinica di pulsione di morte, all’interno di una cornice costituita dalla teoria di Balint sul "difetto fondamentale", gli ultimi studi di Ferenczi sui contesti relazionali dei processi d’identificazione in rapporto al trauma, le riflessioni di Green sul "lavoro del negativo". Osservando il modo in cui queste tre prospettive s’incontrano nell’osservazione clinica, è possibile affermare che il vettore inconscio della trasmissione transgenerazionale del trauma è rappresentato dalla situazione in cui l’area del difetto fondamentale costituisce un elemento fondamentale del campo intersoggettivo inconscio. Il lavoro collusivo inconscio compiuto dall’area del difetto fondamentale e dalle identificazioni negative genera processi di defusione pulsionale, di scissione e d’idealizzazione che finiscono per liberare, anche a dispetto delle intenzioni coscienti, quote significative di pulsione di morte, odio e invidia, che costituiscono nuclei insidiosi di distruttività. L’efficacia di queste ipotesi è supportata attraverso l’esame di due casi clinici.
Keywords: Pulsione di morte, difetto fondamentale, transgenerazionale, identificazione negativa, lavoro del negativo, defusione.