In questo articolo l’autrice si propone di valutare la coerenza ed efficacia dell’inserimento, ad opera della cd. "legge sul femminicidio" n. 119 del 15 ottobre 2013, all’interno del reato di "atti persecutori" (stalking) di cui all’art. 612 bis c.p., dell’aggravante data dal realizzare tali atti attraverso strumenti informatici o telematici. A tal fine verranno considerate, in rapporto a tale aggravante, alcune forme di condotta vessatoria tipicamente esacerbate dall’utilizzo del mezzo telematicoinformatico, ponendo particolare attenzione sul cyberbullismo, sulla cd. "impersonation" e, soprattutto, sulla diffusione non autorizzata di materiale pornografico, condotta sempre più diffusa on-line che, tuttavia, nemmeno dopo una legge volta a disciplinare, tra l’altro, le modalità di "femminicidio" trova, paradossalmente, adeguato inquadramento e relativa tutela nel nostro ordinamento.
Keywords: Cyberstalking, Femminicidio, Revenge porn, Cyberbullismo, Strumenti telematici