Tutti i lettori di Rousseau sono pronti a riconoscere l'importanza sistematica e storica della sua dottrina della sensibilità. Questa ha un peso importante pure per la filosofia e per la letteratura e potrebbe anche offrire un punto d'incontro utile per far incrociare tra loro gli approcci letterari e quelli filosofici. Ma in Rousseau esiste una dottrina delle facoltà davvero coerente? La domanda sarebbe potuta emergere a partire dalle ricostruzioni che ne sono state proposte da lettori razionalisti di Rousseau come Cassirer (1932), Derathé (1948) o Eric Weil. Ma ciò non è accaduto. Al contrario, sembra che il problema sia del tutto scomparso dall’attenzione degli interpreti. Il presente contributo è un tentativo di stabilire i criteri per una simile ricostruzione. Il nostro obiettivo è prima di tutto quello di comprendere lo statuto ambiguo della sensibilità nell’Émile: la sensibilità offre il punto di partenza all’educazione dei sensi nell’Émile (libri I e II) e la sensibilità non può allora che essere passiva, ma essa è anche la base dell'educazione della moralità (libri IV e V) e allora non può che essere attiva. La questione diventa allora la seguente: siamo in presenza di una sola e unica sensibilità con le sue due facce (o i suoi due momenti) o di fronte a due sensibilità distinte? Al di là della ricostruzione sistematica di tale questione, la posta in gioco è pure storica: la ricostruzione della dottrina della sensibilità di Rousseau può fornire persino una nuova base per comprendere i rapporti tra Kant e Rousseau. Avremmo cioè bisogno delle riflessioni di Rousseau sulla sensibilità per pensare l’estetica di Kant.
Keywords: Estetica, Facoltà, Kant, Razionalismo, Rousseau, Sensibilità.