Si parte dalla convinzione che l’integrazione sia un falso problema se isolato da un disegno di sistema che vede nella comunità e nella relazione come fattori complessi il suo "filo rosso". Il contesto cioè non è uno sfondo né una cornice entro cui costruire progetti o erogare in modo integrato dei servizi/prestazioni, ma è esso stesso parte del disegno e i diversi segmenti derivano/traggono da esso la loro ragione. È più utile parlare di sconfinamenti, di alleanze, da cui allora l’integrazione si connota come dimensione etica, di responsabilità sociale e di appartenenza ad uno specifico contesto. In questa prospettiva diventa essenziale riconoscerci attraverso valori/paradigmi comuni, ridando forma alle dimensioni della relazione che ha cura, di cui/nelle quali ciascuno è protagonista, come curante e come curato. La complessità come approccio e come chiave di lettura ci orienta a considerare la relazione come elemento esistenziale, accettando di "non sapere di non sapere". Ne derivano alcune conseguenze utili all’esercizio delle competenze per i singoli professionisti e per il governo sia delle istituzioni sia della comunità nel suo insieme cui l’integrazione può rappresentare la forma concreta d’esercizio.
Keywords: Complessità, relazione, sconfinamento, alleanza, modello mentale/pregiudizio, persona, cura, ascolto