Il presente articolo, partendo dall’esperienza psicoterapica con i pazienti trapiantati, vuole riflettere sul successo/insuccesso di alcuni percorsi di psicoterapia individuale e familiare con questa specifica categoria di pazienti. Tale peculiare contesto di intervento psicoterapico, infatti, se da una parte agisce come catalizzatore di cambiamento innescato dal momento di crisi connesso alla malattia, dall’altra sembra indurre il paziente e il suo sistema familiare a ricreare attorno alla malattia e alla cura uno pseudoequilibrio. L’onda emotiva evocata dalla malattia sembra capace di creare un movimento funzionale all’adattamento della famiglia all’evento paranormativo. Ciò, spesso, determina anche la risoluzione di sintomi e disagi psicologici inizialmente inquadrati come reattivi all’esordio della patologia organica. L’esperienza clinica in quest’ambito, tuttavia, ci porta a ritenere che tale cambiamento e/o crescita, nel corso del percorso di cura di questi pazienti, subisca un blocco/ricaduta che fa riemergere la sintomatologia psicologica proprio nel momento in cui viene meno l’emergenza clinica. Ciò porta a chiederci quanto gli sforzi reattivi di un individuo o di una famiglia davanti alla malattia si possono definire resilienza e quanto il loro fallimento si connota come una resistenza al cambiamento.
Keywords: Resilienza, disturbi reattivi, trapianto, resistenza al cambiamento