L’opera di Giancarlo De Carlo a Urbino è costituita da una sommatoria di interventi a scala urbana e architettonica che fanno della città uno dei più significativi esempi di campus diffuso progettati nel XX secolo in Italia. A partire dalla metà degli anni Cinquanta i membri della giunta comunale e il rettore Carlo Bo si legano in un progetto di rilancio economico della città affidato al potenziale dell’Ateneo: a De Carlo è assegnato il compito di tradurre tale programma in forme architettoniche ampliando le strutture dell’Università. A tale scopo il PRG riconfigura la città sia all’interno che all’esterno del tessuto storico. Attraverso l’analisi di fonti archivistiche inesplorate, il contributo mette a fuoco le vicende progettuali di uno degli episodi cruciali dello sviluppo extra moenia della città: il quartiere Pineta. L’insediamento, ideato tra il 1963 e il 1964 come piano particolareggiato del PRG e completato agli inizi degli anni Ottanta sotto la supervisione del Comune, è ubicato al margine nord della periferia consolidata, cresciuta fino a quel momento senza un ordine preciso. Gli edifici della Pineta, data anche la loro volumetria, avevano il compito di limitare fisicamente l’espansione di Urbino e costituire la nuova porta della città per chi arrivava da nord. I parallelepipedi della Pineta erano la traslitterazione dei torricini di Palazzo Ducale nella città futura di De Carlo.
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