TY - JOUR PY - 2012 SN - 1972-5582 T1 - Maternità e infanticidio: lo sguardo del diritto penale JO - RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA DA - 12/15/2012 12:00:00 AM DO - 10.3280/RSF2012-003006 UR - http://www.francoangeli.it/Riviste/Scheda_rivista.aspx?idArticolo=47109 AU - Betti, Matilde SP - 97 EP - 106 IS - 3 VL - CXXXVI LA - IT AB - Il neonaticidio è presente sin dall’antichità, quando veniva praticato al fine del controllo demografico o per evitare l’infamia conseguente ad una maternità in nubilato o illegittima. Tale fenomeno purtroppo non è andato scomparendo con la civilizzazione e, anzi, si pensa che la sua frequenza sia attualmente sottostimata per la maggior facilità di occultare il cadavere o di far passare tale delitto per una morte infantile improvvisa. La criminologia clinica distingue in base a criteri cronologici, psicologici, sociali e statistici il neonaticidio dal figlicidio: mentre in quest’ultimo la vittima ha più di un anno, il neonaticidio è commesso in epoca più vicina al parto che avviene solitamente senza assistenza, generalmente da madri giovani, immature, disoccupate o studentesse, con sentimenti di ostilità ed estraneità verso il neonato. Entrambi i crimini sono spiegati solo in una minoranza dei casi dalla malattia mentale, poiché possono essere dovuti anche ad eccesso di mezzi disciplinari, a motivi di convenienza o pressione sociale, ideologici, a trascuratezza, a rivalsa nei confronti del partner. Fra le motivazioni patologiche si hanno le forme di psicopatologia puerperale. Vi sono poi dinamiche particolari, e appare chiaro come il primo passo in una prospettiva tesa a prevenire questi reati consista nella conoscenza di tali dinamiche e, in particolare, di tutte quelle situazioni considerate "a rischio". PB - FrancoAngeli ER -