Negli ultimi dieci anni sono stati condotti circa 80 studi sull’attaccamento disorganizzato che hanno coinvolto più di 6.000 coppie bambino-genitore. Le ricerche considerate in questa meta-analisi hanno attestato l’attendibilità e la validità discriminativa dello stile di attaccamento definito disorganizzato, anche se occorre sottolineare le difficoltà riscontrate nel rilevare i comportamenti disorganizzati spesso poco evidenti. Nonostante tali difficoltà, molti ricercatori sono pervenuti alla formulazione di un valido sistema di codifica. L’attaccamento disorganizzato mostra una certa stabilità nel tempo, in particolare nei soggetti appartenenti alle classi sociali medie, e, sebbene esista una concomitanza di problemi costituzionali, di temperamento o fisici del bambino, esso non sembra essere una loro diretta conseguenza. La validità predittiva dell’attaccamento disorganizzato viene descritta nei termini di difficoltà nella gestione dello stress, di elevato rischio di problemi di esternalizzazione dei comportamenti ed anche attraverso la tendenza dei bambini disorganizzati a manifestare condotte dissociative nella crescita. Nelle famiglie non cliniche di classe media, circa il 15% dei bambini sviluppa un attaccamento disorganizzato e, in altri contesti sociali o nella popolazione clinica, tale percentuale può duplicarsi o addirittura triplicarsi (ad esempio nei casi di maltrattamento). Nonostante la riconosciuta incidenza dell’attaccamento disorganizzato sulle psicopatologie dello sviluppo, la ricerca dei meccanismi che sottostanno alla disorganizzazione è ancora ai suoi esordi. I comportamenti terrorizzanti, messi in atto dai genitori nei confronti dei figli, sembrano giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’attaccamento disorganizzato, ma non sono gli unici fattori coinvolti nell’emergere di tale stile.
Parole chiave: attaccamento disorganizzato; maltrattamento; infanzia; meta-analisi.