La riflessione delle Autrici si basa su un lavoro clinico e su una ricerca con alcune coppie confrontate con la diagnosi di malformazione o la morte del bambino, sia durante la gravidanza che dopo la nascita. L’alternativa sottesa all’idea di sopravvivenza, vivere o morire, è quella incontrata nella pratica clinica ostetrica, particolarmente nel quadro della diagnosi prenatale. Il dilemma, in questo campo, può porsi così: - è necessario che i genitori sopravvivano al traumatismo della scoperta di una malformazione nel feto o nel neonato, perché questi sopravviva, nel senso concreto e nel senso psichico del termine; - la sopravvivenza dei genitori è legata alla loro capacità di fronteggiare il traumatismo e integrarlo nella loro organizzazione mentale; da ciò dipende la qualità della sopravvivenza psichica del bambino. In qualche caso estremo la sopravvivenza dei genitori sarà possibile solo a costo della vita del bambino.