Il lavoro si pone in un’ottica socio e psico-politica, volendo applicare da un lato concetti e modelli che traggono origine dal lavoro clinico con i gruppi e con gli individui, ed applicandoli ai rapporti internazionali; dall’altro anche utilizzando e cercando di integrare con i primi, osservazioni di carattere sociologico e culturale. Ci si propone di affrontare il tema dell’Unione europea, vista come processo di aggregazione e scissione di grandi gruppi in continua evoluzione dialettica fra loro, e di studiarne l’effetto sulla formazione dell’identità nazionale dei cittadini europei. L’attenzione è concentrata sulle dinamiche consce ed inconsce che possono agire da stimolo e/o da ostacolo verso l’avvicinamento-allontanamento dagli altri Stati membri dell’Unione, focalizzandosi in particolare sul Regno Unito e sull’Italia. Questi due paesi sono usati come rappresentanti di due opposte scuole di pensiero. Nel fare ciò, alcuni miti e riti nazionali vengono discussi. Vengono ipotizzati rapporti fra elementi storici e culturali appartenenti ai due paesi, che possono essere rilevanti per comprendere meglio gli atteggiamenti anche inconsci, e spesso contrastanti, verso l’unificazione europea. Anche alcuni conflitti culturali che possono a volte emergere nel lavoro clinico analitico, vengono esaminati. Questi trends vengono osservati in un contesto di equilibri internazionali mutevoli, e alla luce dei processi di regionalizzazione e globalizzazione, includendone anche un accenno ad alcune relative reazioni difensive. Si descrive il concetto di nazione come elemento transizionale in senso winnicottiano, e come ponte verso il raggiungimento di un desiderabile cosmopolitismo. Viene descritto il concetto di patologia sociale, ed è proposto un modello di integrazione culturale possibile.