L’autore individua l’intreccio problematico che si pone nella nostra epoca tra una società in trasformazione orientata verso la dominanza dell’apparato scientifico tecnologico e la competenza dell’analista di gruppo che valorizza aspetti dell’umano apparentemente molto diversi, caratterizzati dall’attenzione verso i processi di simbolizzazione e i fantasmi inconsci. Viene individuata, come funzione specifica dell’analista individuale e di gruppo una competenza capace di ammortizzare le trasformazioni violente e globalizzanti attraverso la difesa e conservazione delle aree di pensiero preconsce e il mantenimento dell’equilibrio tra globalizzazione e differenziazione. Si pone il quesito se ciò potrà realizzare una sinergia con la cultura dominante, un conflitto o la scomparsa di una cultura.