Il dominio su Verona e Vicenza degli ultimi tre esponenti della famiglia dei della Scala è esaminato sotto il profilo della politica monetaria e della riorganizzazione degli uffici preposti al controllo della zecca. Alla fine del governo di Cansignorio furono attribuite nuove competenze agli organi dell’amministrazione signorile per dare nuovo slancio alle coniazioni di moneta argentea. Con la successione al potere dei figli Bartolomeo II e Antonio furono approntate nuove coniazioni, che si proponevano da un lato di rappresentare in modo efficace le attribuzioni signorili dei della Scala, dall’altro di favorire gli scambi economici attraverso monete di più agile uso nelle transazioni. Nell’ultimo periodo di amministrazione del solo Antonio si assiste ad un’ulteriore articolazione degli uffici signorili fra Verona e Vicenza, ma non si sfrutta l’attività della zecca per finanziare le crescenti spese militari. A seguito della sconfitta scaligera e dell’occupazione viscontea, la moneta di conto perde ogni legame con la moneta veronese effettiva e si trasforma in moneta "fossile": in questa forma sopravvivrà per secoli a Verona e Vicenza anche dopo la conquista veneziana.
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