Intento di queste note è ripercorrere le origini e i successivi sviluppi del processo di strutturazione della Pubblica Amministrazione in Italia, con particolare riferimento alle più recenti fasi di riforma, che a partire dai primi anni ’80, hanno caratterizzato, in linea con quanto accadeva nel più ampio contesto internazionale65, il tentativo di sostituire progressivamente i principi della gerarchia e dell’accentramento, propri del tradizionale modello burocratico weberiano, con quelli della delega e del trasferimento di competenze. Tra le innovazioni più rilevanti figurano: l’istituzione delle agenzie esecutive, come unità funzionalmente autonome rispetto ai ministeri e strutturate secondo criteri di tipo reticolare; l’incremento dell’autonomia organizzativa e finanziaria dei dirigenti; l’estensione, in materia di gestione del personale, dei margini di applicazione della contrattazione collettiva e l’introduzione di numerose deroghe al principio della stabilità del posto di lavoro; la diffusione di nuovi strumenti e parametri per il controllo dell’efficacia e dell’economicità della prestazione amministrativa, per la valutazione dei risultati e per il miglioramento della qualità dei servizi erogati. Da ciò emerge il tentativo di ridurre le distanze fra settore pubblico e settore privato, sulla base della convinzione secondo cui quest’ultimo rappresenti un riferimento imprescindibile per incrementare l’efficienza del primo. A ben vedere, si tratta di un processo che comporta sia progressi sia criticità, come emerge dalle riflessioni qui esposte in riferimento al caso italiano.
Keywords: Pubblica Amministrazione, processi di riforma, valutazione