Il presente contributo affronta la problematica questione del controllo da parte delle Corti costituzionali degli atti ultra vires dell’Unione europea divenuta di estrema attualità dopo la prima dichiarazione ultra vires nel processo di integrazione europea resa dalla Corte della Repubblica ceca ed a seguito del primo rinvio pregiudiziale promosso dal giudice costituzionale tedesco in relazione ad un atto europeo che si ritiene viziato di incompetenza. In tale prospettiva, viene preliminarmente precisato che a sostegno di tale competenza, che a rigore sarebbe evidentemente inammissibile nella prospettiva dell’ordine giuridico europeo, alcune Corti costituzionali hanno espressamente richiamato la natura derivata di quest’ultimo e della relativa organizzazione nonché la titolarità della Kompetenz- Kompetenz in capo agli Stati membri. Nel tentativo di individuare un ragionevole punto di incontro tra le due prospettive, l’autore si propone di dimostrare che la messa in discussione di alcune esigenze incomprimibili del processo di integrazione europea discende non dall’affermazione in sé della competenza nazionale di controllo ma dal quomodo della stessa. A tal fine, la comparazione tra la recente giurisprudenza costituzionale tedesca e quella ceca, che dalla comune concezione dei rapporti tra Unione europea e Stati membri hanno tratto modalità di accertamento della natura ultra vires degli atti europei profondamente diversificate, offre un privilegiato quadro di analisi per comprendere se e in che misura può ritenersi accettabile un ruolo delle Corti costituzionali nella determinazione dei fluidi confini tra competenze nazionali ed europee.