In letteratura non vi sono evidenze di una relazione diretta tra abitudini del sonno e psicopatologie dello spettro internalizzante. Tuttavia, è importante per il clinico includere nella routine l’indagine sugli assetti del sonno dei pazienti. La riflessione su alcune abitudini quali il cosleeping e il bed-sharing, inserita nella più ampia cornice teorica degli stili di parenting genitoriale, va analizzata e compresa all’interno della storia familiare accertando se si tratti di una scelta di vita, di una risposta transitoria a eventi stressanti, o se non sia parte di un più ampio insieme di relazioni familiari psicologicamente disturbate o di problemi psicologici individuali. In tale ottica è stata svolta una ricerca su un ampio campione composto da pazienti fra gli 8 e i 14 anni individuati presso la Clinica di Neuropsichiatria della Sapienza Università di Roma e un campione di controllo composto di coetanei reclutati in alcune scuole di Roma e della Calabria. Lo scopo è comprendere quanto certe abitudini del sonno siano legate, oltre che alla gestione dei problemi del dormire, alla presenza di quadri ansioso/depressivi del genitore e/o del figlio e come tali variabili siano collegate ad un carente percorso verso una sana autonomia e indipendenza del bambino, misurata attraverso la presenza di ansia da separazione, e in modo particolare dall’evitamento di tutte quelle situazioni che richiedono di dormire lontano dai genitori.
Keywords: Cosleeping, disturbi del sonno, disturbi internalizzanti, psicopatologia dell’età evolutiva.
Cristiana Patrizi, Valeria Semeraro, Elena Bilotta, Elisa Salvi, Lorenza Isola, in "QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA" 34/2014, pp. 9-23, DOI:10.3280/QPC2014-034002