L’articolo riassume le basi intellettuali del lavoro svolto collettivamente dagli autori presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento per rispondere a una delle domande poste dai curatori di questo numero monografico di "Studi Organizzativi": Come adottare forme di analisi e progettazione congiunta di tecnologie, organizzazione, lavoro?. Nell’affrontare questo problema, l’articolo descrive inizialmente come nelle discipline informatiche sia presente per lo meno dalla metà del ventesimo secolo un’attenzione agli aspetti politici dell’automazione, vista come una possibilità di espandere le competenze umane. Per meglio chiarire questa posizione, l’articolo introduce la distinzione tra automazione e informazione come strategie di implementazione di tecnologie digitali nelle organizzazioni, così come descritta da Zuboff (1988). Se l’automazione si contraddistingue per la raccolta di informazioni sul processo produttivo a vantaggio delle figure manageriali, l’informazione si caratterizza per la condivisione di tali informazioni lungo tutto il processo produttivo, favorendo una democratizzazione dello stesso processo produttivo. Calandosi nella contemporaneità del lavoro cognitivo, l’articolo problematizza tale distinzione, mostrando come automazione e informazione possano essere rilette constatando che in buona parte del lavoro cognitivo le tecnologie adottate servano proprio a informare chi lavora e che tale informazione si situa in corsi d’azione in cui si passa dall’usabilità all’uso, dalle caratteristiche tecniche dell’oggetto alle pratiche sociali in cui l’oggetto si trova. Le domande di ricerca interessanti riguardano quindi il valore d’uso situato delle tecnologie stesse: a chi le tecnologie portano valore? Come possono supportare dinamiche di democratizzazione del lavoro e privilegiare lo sviluppo delle competenze di chi le usa? Gli autori, consapevoli di questa problematicità tutta politica della progettazione delle tecnologie dell’informazione, introducono una metodologia di progettazione di origine scandinava, la progettazione partecipata, come pratica e politica della progettazione che faccia proprie le domande emergenti dalle riflessioni precedenti. Per mostrare come tale pratica possa effettivamente superare alcuni dei limiti dei progetti tecnologici, l’articolo presenta una esperienza condotta in ambito universitario: il progetto Smart Campus. In questo progetto, la partecipazione diretta degli studenti nell’identificazione degli scopi dei percorsi compiuti si è rivelata capace di ribilanciare alcune relazioni di potere nel contesto universitario. In conclusione, gli autori sottolineano come il programma di ricerca qui presentato agisca in contesti concreti per capire se la progettazione partecipata sia in grado, in Italia, di portare a risultati simili a quelli qui presentati anche al di fuori del contesto strettamente universitario.
Keywords: Automazione, informazione, progettazione partecipata, università, politica