Una buccia di pomodoro e altre storie

Titolo Rivista GRUPPI
Autori/Curatori Maria Gabriella Petralito
Anno di pubblicazione 2015 Fascicolo 2015/1 Lingua Italiano
Numero pagine 12 P. 74-85 Dimensione file 50 KB
DOI 10.3280/GRU2015-001006
Il DOI è il codice a barre della proprietà intellettuale: per saperne di più clicca qui

Qui sotto puoi vedere in anteprima la prima pagina di questo articolo.

Se questo articolo ti interessa, lo puoi acquistare (e scaricare in formato pdf) seguendo le facili indicazioni per acquistare il download credit. Acquista Download Credits per scaricare questo Articolo in formato PDF

Anteprima articolo

FrancoAngeli è membro della Publishers International Linking Association, Inc (PILA)associazione indipendente e non profit per facilitare (attraverso i servizi tecnologici implementati da CrossRef.org) l’accesso degli studiosi ai contenuti digitali nelle pubblicazioni professionali e scientifiche

L’articolo descrive una esperienza di supervisione in una istituzione pubblica. La supervisione è richiesta in una fase di riorganizzazione dell’assistenza domiciliare per pazienti psichiatrici inseriti in appartamenti ed è rivolta ad un ampio gruppo di operatori. La supervisione viene ridefinita come "plurivisione" per sottolineare gli aspetti di collaborazione e scambio; viene effettuata in sessioni di gruppo attraverso lo psicodramma analitico e il collage. Essa consente agli operatori di esprimere i loro sentimenti di inadeguatezza, caratterizzati da un severo super-Io. Nel corso delle sessioni vengono esplorate tre aree: gruppo, spazio e tempo che sono connesse tra loro da una dimensione identificata come "più-una" in quanto fa riferimento al cartel teorizzato da J. Lacan. Il fattore "più-uno" attraversa le tre aree ed è costituito da elementi del vivere e dell’abitare: oggetti e cose. Le cose, a differenza degli oggetti, sono in relazione al perturbante. La buccia di pomodoro (una cosa) appare in una scena di psicodramma; si trova sul pavimento di una cucina e causa la caduta di un operatore ma anche un cambio di prospettiva: in tal modo le emozioni e le rappresentazioni diventano meno persecutorie per l’intero gruppo degli operatori.;

Keywords:Plurivisione, psicodramma, collage, oggetti/cose, funzione piùuno, perturbante

  1. Bodei R. (2009). La vita delle cose. Roma: Laterza.
  2. Centro Studi Apeiron (2002). Studi sul Cartel. Città di Castello: Edimond.
  3. Cohen M. (2014). La scena interiore. Milano: Ponte alle Grazie.
  4. Connor S. (2014). Effetti personali. Vite curiose di oggetti quotidiani. Milano: Raffaello Cortina.
  5. Eiguer A. (2007). L’inconscio della casa. Roma: Borla.
  6. Esposito R. (2014). Le persone e le cose. Torino: Einaudi.
  7. Freud S. (1919). Il perturbante. OSF, 9.
  8. Montani L. (2012). L’accessorio: una pratica significante. In: Giorgelli C., a cura di, Abito e identità. Ricerche di storia letteraria e culturale. Vol. IV. Palermo: Ila Palma.
  9. Petralito M.G. (2013). Cominciare dalla fine. Quaderni di Psicoanalisi e Psicodramma Analitico, 5, 1 e 2, consultabile sul sito: www.sipsarivista.it/quaderni/n6_Quaderni_psicoanalisi_psicodramma_analitico_2013.pdf
  10. Searles H. F. (2004). L’ambiente non umano. Torino: Einaudi.
  11. Winnicott D. (1974). Gioco e realtà. Roma: Armando Bianchi M., Mauron V. (2010). L’esprit du collage. Lugano: Pagine d’Arte.
  12. De Marco G. (2007). Gruppi a mediazione terapeutica nella pratica istituzionale. Gruppi, IX, 2: 27-41.
  13. Vacheret C. (2005). Praticare le mediazioni in gruppi terapeutici. Roma: Borla.

Maria Gabriella Petralito, Una buccia di pomodoro e altre storie in "GRUPPI" 1/2015, pp 74-85, DOI: 10.3280/GRU2015-001006