Il carcere, quale istituzione totale - definizione cara a Goffman -, ha rappresentato e rappresenta per un numero elevato di uomini, e per periodi più o meno prolungati delle loro esistenze, l’involucro stretto e spesso violento che avvolge fino a togliere il respiro minuti, ore, giorni, anni. Vite. Il presente la-voro, risultato di una "ricerca opportunistica", per richiamare il concetto elaborato da Mario Cardano, attraverso l’analisi empirica della produzione epistolare di alcune persone detenute presso vari istituti di pena italiani, si propone di fornire un’immagine ravvicinata dell’esistenza reclusa, una prospettiva quanto mai interna di un contesto, come quello penitenziario, che ancora oggi è di difficile raggiungimento per il ricercatore. Emerge, prepotente, una metamorfosi mentale dell’individuo che, lungi dall’essere positiva e riabilitante, quella auspicata e prevista dai teorici di stampo correzionalista, non lo renderà mai più davvero libero. Lo stigma che si infligge l’individuo stesso, il solco vuoto lasciato dalla vita che si è mancati di vivere, riempito dai caratteri di un’esistenza prigioniera, conferma piuttosto i postulati tipici di una prospettiva costruzionista.
Keywords: Detenzione - Epistolario - Ricerca qualitativa - Libertà - Violenza