Sulla base del ‘nuovo’ diritto internazionale dei diritti umani, incentrato sul parametro della dignità della persona (ius humanae dignitatis) quale titolare originario di quei medesimi diritti nell’osservanza dei quali si realizza la completezza dell’ordinamento (plenitudo iuris), il saggio punta a ridefinire l’dea di cittadinanza come forma di plenitudo civitatis connessa al rispetto della dignità umana e della coesione sociale, a tal fine argomentando come e perché la cittadinanza dell’Unione, da mera appendice della cittadinanza nazionale, debba invece assumere valore prevalente di cittadinanza plurale e inclusiva (con riguardo in particolare a persone vulnerabili come i bambini figli di immigrati), riferita a uno ius soli europeo, superando le differenze delle legislazioni in materia degli stati membri, e formulando proposte in tal senso