L’articolo analizza il ruolo svolto dal diritto nelle esperienze personali di marginalizzazione nella società svedese da una prospettiva sociologico-giuridica attraverso la lente dell’intersezionalità. Come molte questioni giuridiche, la discriminazione vive nel mondo della vita di tutti i giorni, nel lavoro e nella società. Mentre la maggior parte delle scienze sociali sviluppano un ampio repertorio di metodi e approcci metodologici, che toccano un’ampia gamma di questioni, il campo della dottrina giuridica si limita solitamente ad un solo metodo: quello della dogmatica giuridica L’autrice propone un’espansione del metodo giuridico quando si abbia a che fare con l’area della discriminazione, poiché gli atti discriminatori, alla fine, violano non solo i diritti della vittima particolare, ma anche quelli di tutti coloro che si trovano in situazioni simili. Quando una corte considera non discriminatorio uno specifico atto, p.es. un insulto razzista in un particolare contesto, ciò può facilmente indurre l’opinione pubblica a ritenere che gli insulti razzisti in genere non siano discriminatori. Ciò innesca il meccanismo per cui le persone che "non sembrano come tutte le altre" - persone di colore, o che indossano copricapi, o che provengono da aree geografiche dalla cattiva stampa – finiscono per essere escluse dalla società. Per abbattere i muri sorti attorno alle vittime della discriminazione si dovrà estendere e affinare il tradizionale metodo dogmatico-giuridico. Sarebbe un buon inizio se le decisioni della Corte del lavoro potessero tenere in conto non soltanto il diritto scritto, il ‘law in books’, e le Corti cercassero di comprendere in che modo le loro sentenze possono essere accolte e quali segnali esse possono inviare alla società circa il ‘law in action’.
Keywords: Intersectionality - Discrimination - Gender - Feminism - Multiple discrimination - Marginalization