Nuovi spazi, piccoli e grandi, collocati nel cuore della città europea, sono oggi abitati da popolazioni che, per lo meno per un po’, dalla città, stanno fuori. È una fase del processo migratorio, o di quello di integrazione, che, stando agli studi demografici, si protrarrà attraverso una sorta di trasmissione di presenze sempre più numerose. Difficile quindi considerare temporanei i nuovi spazi dell’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo nelle città, dato il modo in cui permangono, ove istituiti, e si propagano entro forme ogni volta diverse. Eppure, il progetto urbanistico pare oggi poco impegnato a trattare la spazializzazione di questi fenomeni, come invece lo è storicamente stato in relazione alla presenza di nuovi abitanti in città. Certo, quella attuale è un’altra storia, diversa in tutto rispetto al passato, che però, come in passato, costruisce spazi e cambia la città. Il contributo che segue si interroga circa questo cambiamento a partire da un’indagine condotta sugli spazi per la seconda accoglienza oggi presenti nella città di Torino. Una città storicamente plasmata dai fenomeni migratori, ed ancora oggi sottoposta a trasformazioni importanti principalmente veicolate da forze esogene. Alcuni caratteri ricorrenti, rintracciabili nelle forme e nei modi in cui l’accoglienza costruisce i propri spazi, invitano a riposizionare un discorso sulla città e sul suo progetto
Keywords: Migranti; rifugiati; progetto urbanistico