Il saggio parte dal dato empirico della diffusione delle indagini di customer satisfaction e inda-ga sulla rilevanza che esse possono avere sui rapporti di lavoro. Sebbene tali strumenti, volti in primo luogo alla costruzione di capitale reputazionale, rispondano a logiche estranee al contrat-to di lavoro, di fatto essi consentono all’impresa di acquisire informazioni circa diversi aspetti del servizio reso e, con esso, della prestazione lavorativa. Lo scritto si sofferma proprio sulla interferenza empirica tra lo strumento di marketing e la gestione dei rapporti di lavoro, che si mostra evidente soprattutto nel mercato digitale di beni o servizi sviluppato dalle piattaforme informatiche, ove le valutazioni dei clienti non solo possono determinare l’estinzione del rap-porto stesso, ma condizionano l’affidamento del lavoro, la sua collocazione oraria e il compen-so percepito. Sottolineando come le informazioni che il cliente fornisce all’impresa siano in-fluenzate da aspettative, abitudini, gusti personali e finanche pregiudizi, l’Autrice esclude che l’adozione di sistemi di misurazione del gradimento degli utenti possa costituire un mezzo di controllo sulla prestazione e, sempre sulla base della differenza tra fatto e valutazione persona-le, nega la rilevanza disciplinare dei dati così acquisiti. In particolare, ritiene che la valutazione negativa non possa né assurgere a indice di violazione dell’obbligo di diligenza né possa esse-re indicativa del rendimento negativo del lavoratore: il gradimento degli utenti non qualifica il debito di lavoro e dunque, secondo l’Autrice, può essere considerato solo in chiave incentivan-te, attribuendogli rilevanza giuridica autonoma ai fini della quantificazione del compenso.
Keywords: Customer satisfaction; Controllo; Rider.