Tra i migranti che vengono a chiedere asilo in Svizzera, ci sono sempre più giovani rifu-giati, anche minori, a volte non accompagnati. Questi giovani possono accumulare diversi fat-tori di rischio per la loro salute mentale: traumi pre- per- o post-migratori, distanza dai riferi-menti familiari e culturali, precarietà ambientale o isolamento relazionale. Ma essi sono anche in piena transizione tra l’infanzia e l’età adulta, un periodo della vita caratterizzato da interroga-tivi identitari, da processi di differenziazione e da movimenti d’autonomizzazione. Questi mo-vimenti adolescenziali, specifici per ciascuno, sono sempre strettamente intrecciati con i para-metri familiari e culturali/religiosi del gruppo di appartenenza. Nel paese, il processo adole-scenziale si evolve in una cornice comunitaria familiare e mette in discussione i punti di riferi-mento della cultura d’appartenenza. Al contrario, in esilio, lontani dai punti di riferimento ori-ginali e confrontati con nuovi valori, questi processi possono essere resi notevolmente più complessi dal confronto "esterno" con differenze culturali che avranno la loro risonanza all’"interno" del funzionamento psichico. Per tenere conto di queste variabili, il lavoro terapeu-tico, etnopsicanalitico, si svolge sia a livello culturale che psichico, al fine di sostenere il gio-vane esiliato nel suo lavoro di soggettivazione.
Keywords: Etnopsicoanalisi, migrazione, esilio, adolescenza, cultura.