I sogni e la terapia gestaltica sono legati da una antica amicizia. Già Fritz Perls nei suoi workshop mostrava in che modo i sogni e il lavoro sui sogni possono accelerare il processo personale e arricchire il repertorio terapeutico. Col tempo, però, l’approccio di Perls, secondo il quale il sogno è una proiezione, si è dimostrato insufficiente. Secondo Isadore From, allievo nonché critico di Perls, il sogno non è una proiezione, bensì la retroflessione per eccellenza, e può essere compreso appieno solo in relazione a un’altra persona. Tuttavia, nella stessa terapia della Gestalt, l’innovazione di From non ha ancora trovato affermazione: molti terapeuti e maestri continuano a utilizzare le premesse e le tecniche di Perls. Il lascito di From trova nuova vita nelle considerazioni di teorici che pongono l’accento sulla dimensione dialogica ed estetica della metodologia della Gestalt, come ad es. Margherita Spagnuolo Lobb. Per essi il sogno è la prova e la manifestazione del bisogno umano di contatto nonché un’esperienza relazionale in sé. Il presente contributo analizza dettagliatamente la dimensione interpersonale del sognare, in particolare nel contesto del processo terapeutico. Contiene esempi che derivano dalla prassi e suggerimenti metodologici per riportare delicatamente in vita i sogni, sia nell’ambito del setting individuale che di gruppo.
Keywords: Sogno, lavoro sui sogni, retroflessione, comunicazione intersoggettiva, estetica del contatto, rito.