Il filo nascosto

Emanuela Mancino

Il filo nascosto

Gli abiti come parole del nostro discorso col mondo

Esiste un profondo rapporto fra abito, corpo e memoria. Il testo riannoda, percorrendo il filo nascosto della poetica del quotidiano, i segni linguistici profondi delle cose ad una fenomenologia sensibile e condivisibile dell’abito come pratica dell’abitare e del vestire, di e con valore d’intimità, lo stare al mondo. Apparentemente muti, i tessuti del nostro vestire e svestirci, gli abiti e le abitudini dei nostri pensieri e delle nostre emozioni rivelano, ad un ascolto poetico e narrativo, lo sconfinato valore memoriale, progettuale e relazionale della materialità e dell’immaterialità pedagogica.

Edizione a stampa

19,00

Pagine: 134

ISBN: 9788835119524

Edizione: 1a ristampa 2022, 1a edizione 2021

Codice editore: 449.22

Disponibilità: Discreta

Esiste un profondo rapporto fra abito, corpo e memoria.
Tale legame si intreccia al gesto di abitare lo spazio, di lasciar segni, di scrivere e comunicare, di dire e scomparire, tacere.
L'abito è una traccia trasversale, raccontabile, cui dar parola e parole poetiche.
Il testo riannoda, percorrendo il filo nascosto della poetica del quotidiano, i segni linguistici profondi delle cose ad una fenomenologia sensibile e condivisibile dell'abito come pratica dell'abitare e del vestire di e con valore d'intimità lo stare al mondo.
Il filo nascosto che ci lega alla terra, ai nostri legami, permette di esplicitare e confermare una pratica di riflessione atta a svolgersi all'interno del concetto e nelle forme della trama, che diviene un'esperienza di apprendimento, di espressione estetica, ma soprattutto una possibilità di visione e di ri-significazione.
Il filo nascosto tra gli abiti ci conduce attraverso trame di pensiero ed esperienza di un territorio del pedagogico che possiede la vocazione dell'orlo, la possibilità di dare voce, dimora e corpo ad un invisibile eppure sensibile (ed educabile) "senso del dar senso".
Apparentemente muti, i tessuti del nostro vestire e svestirci, gli abiti e le abitudini dei nostri pensieri e delle nostre emozioni rivelano, ad un ascolto poetico e narrativo, lo sconfinato valore memoriale, progettuale e relazionale della materialità e dell'immaterialità pedagogica.
Il libro parla a chi sia interessato a dare parole sensibili al visibile e all'invisibile pedagogico e permette, a chi voglia ascoltare la voce delle cose, di esperire, attraverso fili, trame e nessi, tutta la consistenza materica del fare, l'artigianalità di un'operatività pedagogico-riflessiva che dia sostanza ad una filosofia dell'educazione come pratica di vita pensata.

Emanuela Mancino
insegna Filosofia dell'educazione e Pedagogia della comunicazione presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si occupa di filosofia e pedagogia del cinema, di scrittura, estetica ed etica dell'educazione, di poetica e narrazione. Tra le ultime pubblicazioni: A perdita d'occhio. Riposare lo sguardo per una pedagogia del senso sospeso (Milano, 2019); Lì, dove ci incontriamo. Appunti per una pedagogia dell'imprevisto (Barletta, 2020); Guardare (Assisi, 2020).

Un fazzoletto di terra. Donne sull'orlo della quadratura del cerchio
Radicarsi all'invisibile
"La nostra pienezza si compie lontano, nello splendore degli sfondi" (Rilke). Poetica del frammento
(Oscuri vincoli di senso; Radunare; Raccoglimento; Ritagli di mondo; Redenzione, riparazione, riscatto; Il mormorio delle cose; Legarsi alla terra. Insieme)
Filosofia dell'educazione come pratica di vita pensata
Implicarsi, dire. Poetica dell'intimità
La pelle, la nudità, la traccia
(Mille anni che si è qui. La commozione dei corpi; Un'incredibile innocenza)
Esordio a mo' di conclusione
(Immer Wieder, sempre di nuovo)
Riferimenti bibliografici
(Filmografia).

Collana: Educazione e politiche della bellezza

Argomenti: Pedagogia teoretica e filosofia dell’educazione

Livello: Studi, ricerche - Textbook, strumenti didattici

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