Gli autori analizzano le fonti di riferimento dell’OMS sulla vaccine hesitancy e l’andamento di questo fenomeno nella regione Veneto (dove, a differenza del resto del Paese, sono disponibili dati aggiornati). L’hesitancy, in questa regione, ha avuto inizio nel 2012, il punto di massima acuzie nel 2014 ed un ritorno ai valori iniziali a fine 2016. Sottolineano come, a livello nazionale, vengano erroneamente sommati due fenomeni diversi fra loro: il rifiuto vaccinale (fenomeno minoritario e costante nel tempo) ed il ritardo vaccinale rispetto al calendario ufficiale. Evidenziano la necessità di utilizzare, nelle analisi delle coperture vaccinali, coorti molto ampie (da uno fino a 18 anni) che riducono il confondimento dato dai ritardi all’adesione vaccinale come evidenziato dall’incidenza dei casi di morbillo. Analizzano alcune delle cause dell’hesitancy sulla base di due indagini nazionali promosse dalla regione Veneto e concludono ritenendo che i recenti provvedimenti governativi che ampliano lo strumento della coercizione per migliorare l’adesione vaccinale siano in contrasto con le indicazioni fornite dall’OMS e con i buoni risultati ottenuti senza coercizione dalla regione Veneto.