Cambiamenti nella teoria della conversazione e cambiamenti nella relazione con i pazienti Alzheimer

Journal title PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE
Author/s Giampaolo Lai
Publishing Year 2001 Issue 2001/2
Language Italian Pages 14 P. File size 65 KB
DOI
DOI is like a bar code for intellectual property: to have more infomation click here

Below, you can see the article first page

If you want to buy this article in PDF format, you can do it, following the instructions to buy download credits

Article preview

FrancoAngeli is member of Publishers International Linking Association, Inc (PILA), a not-for-profit association which run the CrossRef service enabling links to and from online scholarly content.

L’Autore in questa presentazione, seguendo le teorie del Conversazionalismo, ha demarcato, concettualmente e empiricamente, la conversazione dalla comunicazione, le quali, dagli anni Settanta in poi, erano state confuse dalle teorie della Pragmatica e della Psicologia cognitiva per via dell’assimilazione del concetto di conversazione all’interno del modello della comunicazione. Concettualmente, la conversazione è qui trattata come un oggetto esclusivamente linguistico, cioè come una sequenza di elementi discreti, - le parole di una persona in presenza di un’altra persona, - costituita da regole grammaticali. D’altra parte, la comunicazione è considerata come uno scambio di informazioni secondo codici diversi - condivisi tra due o più individui, - cioè secondo sistemi di segnali e simboli di vario tipo, acustico, visivo, corporeo, gestuale, mimico, eventualmente linguistico, retti dalle regole della logica e della pragmatica. Dal punto di vista dell’osservazione empirica, le funzioni della comunicazione possono mostrarsi selettivamente compromesse mentre le funzioni della conversazione continuano a restare relativamente intatte, in una sorta di dissociazione modulare che è stata chiamata il fenomeno della «conversazione senza comunicazione». Il fenomeno della conversazione senza comunicazione, più frequente di quanto non si creda anche nella vita di ogni giorno, e presente in particolare in alcune forme di patologia psicotica, è tuttavia specifico dei pazienti Alzheimer. Come spesso accade, anche nel salto dalle teorie della comunicazione pragmatiche e cognitive alle teorie conversazionali della conversazione nell’approccio all’Alzheimer, un cambiamento delle teorie rispetto a un oggetto di studio comporta un cambiamento del modo di vedere il medesimo oggetto e di trattarlo. Dalla prospettiva pragmatica e cognitiva, che focalizza i suoi programmi sul deficit e sulla dissoluzione della comunicazione (con risultati peraltro molto interessanti e ormai patrimonio comune di tutti i ricercatori), discende logicamente, sul piano della cura, l’attivazione di progetti di rieducazione o di riabilitazione in particolare delle funzioni semantiche e lessicali della comunicazione compromesse dalla malattia. Dalla prospettiva invece del Conversazionalismo, che orienta il suo interesse primario sulla buona conversazione, consegue razionalmente l’indicazione di centrare l’approccio della cura sulla risorsa a disposizione, cioè sulla conversazione relativamente conservata rispetto alla comunicazione danneggiata o dissolta. Questo orientamento si specifica in una serie di procedure conversazionali, semplici e lineari, nelle quali il conversante tenterà, in termini tecnici, di restituire al paziente i motivi narrativi possibili delle sue parole, senza chiedere più di quanto nelle sue parole ci sia o sembri esserci.

Giampaolo Lai, Cambiamenti nella teoria della conversazione e cambiamenti nella relazione con i pazienti Alzheimer in "PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE" 2/2001, pp , DOI: