Titolo Rivista STUDI ORGANIZZATIVI
Autori/Curatori Silvia Doria
Anno di pubblicazione 2015 Fascicolo 2015/1
Lingua Italiano Numero pagine 24 P. 76-93 Dimensione file 229 KB
DOI 10.3280/SO2015-001004
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Il presente contributo si propone di riflettere sul tema della sicurezza sul lavoro attraverso uno degli artefatti testuali previsti dal legislatore come strumento di raccolta delle diverse misure di prevenzione e sicurezza da adottare nei cantieri: il Piano operativo di sicurezza (Pos). Attraverso l’osservazione etnografica di alcuni cantieri metropolitani, e grazie allo shadowing dei responsabili di un cantiere, e emersa la natura complessa, controversa e problematica di tale documento che deve essere redatto partendo dal Psc (Piano di sicurezza e coordinamento), esser poi tradotto in Pos e viaggiare verso i cantieri. Dalla ricerca, infatti, e emersa una particolare criticita del Pos: il suo essere spesso scritto attraverso la pratica del "copia e incolla". I piani operativi gia approvati e predisposti per ciascuna situazione specifica - che comprende ogni volta cantieri, attori, materiali, attrezzi, conoscenze e relazioni differenti - vengono talvolta "copiati" senza alcun adattamento alla realta di cantiere alla quale sono destinati, generando confusione e delegittimando in pratica lo stesso artefatto che finisce cosi per esser tradito. Tale pratica puo per esempio avere risvolti negativi sugli operai, inasprendo le complesse condizioni di lavoro e le loro relazioni con i "controllori". Spesso, infatti, la non corretta compilazione di tale artefatto porta a differire nel tempo l’avvio delle singole attivita, con l’accumularsi dei ritardi sull’intera realizzazione dell’opera, che richiedera poi, con buona probabilita, un’intensificazione dei ritmi e dei carichi di lavoro, contribuendo cosi ad aumentare l’esposizione degli operai a eventi infortunistici. Adottando la prospettiva della sociologia della traslazione o Actor Network Theory (Callon, 1986; Latour, 1987; Czarniawska e Hernes, 2005) e stato possibile cogliere quel processo di traduzione al quale sono sottoposte le norme, e con esse (e per mezzo di essi) i loro artefatti, nel passaggio che le fa viaggiare (Czarniawska e Jorges, 1995) dal livello delle policy al contesto delle pratiche di lavoro quotidiane, passando per quello organizzativo che svolge l’importante ruolo di snodo e mediazione (Doria, 2013). Studiando, in una prospettiva Practices-based Studies (Gherardi, 2000; Nicolini, 2012), le pratiche della sicurezza in costruzione, come processo attraverso il quale quotidianamente la sicurezza e messa in pratica e ricostruita nelle relazioni e interazioni che coinvolgono diversi attori appartenenti a mondi professionali differenti tra loro (Nicolini, 2001), le pratiche di costruzione del Pos hanno lasciato emergere un ulteriore paradosso. Le diverse e specifiche visioni (Goodwin, 1994) che gli attori hanno su cio che e o non e sicuro all’interno del contesto locale in cui operano si manifestano e concretizzano anche attraverso le "documentazioni" (Psc, Pos) che hanno lo scopo di veicolare le misure di sicurezza previste per i processi produttivi di una data organizzazione. La mancata conoscenza delle pratiche quotidiane e del contesto locale in cui il Pos viene calato rischia pero di generare un conflitto tale da indurre a modalita di lavoro meno sicure. L’osservazione delle criticita legate all’artefatto-Pos offre dunque interessanti spunti di riflessione sulla complessita del processo di messa in pratica della sicurezza, dove la stessa non puo piu essere considerata soltanto come una situazione in cui "le carte sono a posto".;
Keywords:Sicurezza, pratiche quotidiane di lavoro, artefatti testuali, Piano operativo di sicurezza, prevenzione, etnografia.
Silvia Doria, Il Pos: artefatti che (dis)organizzano la sicurezza in "STUDI ORGANIZZATIVI " 1/2015, pp 76-93, DOI: 10.3280/SO2015-001004