Come vetro

Quando sono stata invitata a scrivere "qualcosa" sul tema della fragilità per questa rivista, sulle prime mi sono sentita vagamente imbarazzata: non sono una psicologa, mi occupo di tutt’altro, e non ho mai scritto un articolo per un giornale, tantomeno per una rivista specializzata in argomenti riguardo ai quali io non ho alcuna conoscenza. Il vago imbarazzo è sparito quando mi è stato proposto di poter scrivere, in alternativa, una storia e di questo ringrazio perché, più a mio agio, ho cominciato a pensarci e a lavorarci su. Il risultato è questo racconto, in cui si tratta il tema della fragilità partendo da un bicchiere per arrivare ad un cuore, entrambi, come sappiamo, materie molto fragili che se sottoposte a sollecitazioni interne o esterne, possono modificare il loro stato fino ad arrivare anche a rompersi. È quello che succede ai protagonisti di questa storia, in maniera diversa. L’uno, affermato architetto milanese, è un uomo molto attivo. Continuamente impegnato nel suo lavoro non si ferma mai, neanche quando, raramente, si concede una breve vacanza in montagna, dove scia tutto il giorno. L’altro, un elegante signore pacato ed assorto, che sembra avere l’aria di chi si sente vagamente a disagio nel mondo, vive a Venezia, città dai ritmi rallentati e dalle tante malinconie, dove a Murano dirige una vetreria. I loro incontri sono pochi e sempre casuali, ma qualcosa, fin dal primo sguardo che si sono scambiati, in qualche modo, li lega. L’architetto non lo scoprirà che alla fine, quando leggerà in un articolo di giornale della scomparsa del suo insolito amico, che forse non è stata accidentale.;

Keywords:Difetto, scoppio, sensazione, sguardo, inquietudine, disagio, scheggia, dolore.

Maria Antonietta Parolin, Come vetro in "EDUCAZIONE SENTIMENTALE" 26/2016, pp 153-157, DOI: 10.3280/EDS2016-026010