Titolo Rivista PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
Autori/Curatori Gaetana Filippi
Anno di pubblicazione 2024 Fascicolo 2024/2
Lingua Italiano Numero pagine 16 P. 48-63 Dimensione file 200 KB
DOI 10.3280/PSP2024-002004
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L’esperienza di beatitudine rappresenta l’indizio che una mente sta nascendo nel bambino e nel paziente. Perché questa esperienza possa accadere, occorre l’incontro tra la capacità di rêverie della madre e la capacità di tollerare la frustrazione della crescita e della trasformazio-ne, del bambino. Pur essendo la beatitudine come tutte le emozioni, effimera, produ-ce conseguenze strutturali nel processo di soggettivazione come la ca-pacità di simbolizzazione, la creatività e la capacità di godere dell’arte. Se il contenitore-madre è stato capace di accogliere i terrori senza no-me del bambino, elementi beta, e attraverso la rêverie riproporglieli elaborati come elementi alfa, allora, nella reiterazione del processo, il bambino, non più spaventato, introietta la funzione alfa della madre che lo porterà a pensare da solo e per se stesso. Se questo incontro tra il contenitore materno e il contenuto che il bambino affida alla rêverie materna non avviene, il bambino privo di un contenitore è costretto ad affrontare una situazione di “senzeità”, solo nell’abisso di un vuoto senza nome che deve essere difensivamente riempito. Nell’avidità, il desiderio difensivo che ha sostituito la costruzione di un apparato per pensare, si ritrova ad alimentare se stesso in una corsa all’accaparramento di cose che non può mai interrompersi. La madre-analista può offrire una possibilità di nascere al bambino-paziente se, con la sua rêverie e il suo sognare il sogno del paziente, può portarlo a sperimentare per la prima volta nella sua vita, l’esperienza delle emozioni.;
Keywords:beatitudine, rêverie, contenitore-contenuto, legame -K.
Gaetana Filippi, Riflessioni sul termine beatitudine in Grotstein e in Bion in "PSICOTERAPIA PSICOANALITICA" 2/2024, pp 48-63, DOI: 10.3280/PSP2024-002004